COPPIA E LITIGI. Gestire i conflitti in 5 mosse

Un importante indicatore del livello di soddisfazione del rapporto di coppia non è tanto l’assenza di conflitti, ma come questi vengano risolti in maniera efficace.

La dimensione del conflitto è pertanto normale all’interno di un rapporto, in caso contrario può essere che uno dei due partner stia sacrificando i propri bisogni poiché impaurito da un possibile scontro. In questi casi spesso si sviluppano dinamiche sbilanciate di potere accompagnate da atteggiamenti di tipo passivo-aggressivo messe in atto dal partner più debole.

Vi sono poi altre situazioni in cui il conflitto esita in crisi violente difficili da gestire e da riparare, pertanto imparare a “litigare bene” è fondamentale in un’ottica di benessere di coppia.

Conflitto = opportunità

Il conflitto non è sinonimo per forza di rottura, anzi, ripensare al conflitto come un opportunità di crescita aumenta la complicità e la vicinanza emotiva tra partner e, se gestito in maniera efficace, crea un precedente solido che aiuta la coppia a rafforzarsi e ad essere resiliente agli urti futuri.

Gestire il conflitto in modo efficace

Thomas Gordon (1975), celebre educatore e psicologo statunitense, ha sviluppato un metodo semplice per gestire le liti e i momenti di empasse nelle relazioni.

Questo metodo richiede una messa in gioco da parte di entrambi i membri per ripensare e gestire il problema.

Nel corso delle terapie di coppia, suggerisco ai miei pazienti di trovare un momento tranquillo per lavorare insieme alla risoluzione del conflitto, momento che chiamo: “SPAZIO DI RIFLESSIONE PER LA GESTIONE DEL CONFLITTO”, suddiviso in 5 fasi:

1. Definire insieme il problema in termini di bisogni personali

Nel conflitto spesso ognuno porta non solo caratteristiche personali, ma anche ferite del passato e, soprattutto, bisogni frustarti nel presente. E’ importante che ognuno verbalizzi all’altro quali bisogni personali sente siano frustrati dal problema.

2. Generare tutte le soluzioni possibili che possano soddisfare almeno parzialmente i bisogni personali di entrambi

3. Valutare le soluzioni generate e selezionare le più promettenti

4. Scegliere insieme una soluzione e metterla in pratica

5. Valutare insieme gli esiti (se non ha funzionato tornare al punto 3)

Impegno ed empatia: gli ingredienti fondamentali

E’ importante che i partner condividano l’impegno di trovare soluzioni che soddisfino i bisogni di entrambi e la volontà di risolvere il conflitto in un’ottica vinci-vinci, laddove nessuno possa uscirne penalizzato.

Adottare un atteggiamento empatico è pertanto indispensabile per calarsi nei panni dell’altro, dando dignità al suo punto di vista e ai suoi bisogni, anche quando risultano essere dissonanti rispetto ai propri.

La terapia di coppia per la gestione dei conflitti

Vi sono casi in cui le coppie sono intrappolate in continui conflitti e mettere in pratica questa strategia può apparire difficile a causa del risentimento accumulato e dalla cronicizzazione di dinamiche disfunzionali.

In questi casi UN PERCORSO DI COPPIA può aiutare entrambi i membri a prendere consapevolezza dei copioni di litigio e a trovare soluzioni efficaci per gestire i conflitti presenti e futuri.

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Bibliografia

Gordon, T. (1975). P.E.T., Parent Effectiveness Training. New York: New American Library; trad. it. Genitori Efficaci. Educare figli responsabilità, edizioni la Meridiana, Molfetta 1994.

DISFUNZIONI SESSUALI, quanto ne sai davvero?

Le Disfunzioni Sessuali possono riguardare un’anomalia di funzionamento o di risposta sessuale, oppure presentarsi come condizioni che comportano dolore associato al rapporto.

Possono dipendere da fattori unicamente organici, avere un’origine psicologica, oppure essere causati da una combinazione di entrambi gli aspetti.

Per comprendere in modo più semplificato le Disfunzioni Sessuali, possiamo fare riferimento al Ciclo di risposta sessuale umano cosi come indicato nel DSM-IV-TR (APA, 2000).

Il ciclo di risposta sessuale

Il ciclo di risposta sessuale (Kaplan, 1976; Master & Johnson, 1966) indica in maniera approssimativa il funzionamento sessuale che può essere distinto in quattro fasi: 

  • Desiderio 

Il drive sessuale, ovvero lo stato di tensione che incentiva l’inizio dell’attività sessuale e che può essere innescato da stimoli sensoriali, ricordi e fantasie.

Disfunzioni Sessuali possibili in questa fase: CALO DEL DESIDERIO SESSUALE, AVVERSIONE SESSUALE.

  • Eccitazione

Stadio dove il corpo si prepara al rapporto sessuale e si predispone per il coito. Si manifestano infatti modificazioni fisiologiche quali aumento della tensione muscolare, della frequenza respiratoria e del battito cardiaco, seguiti dall’erezione del pene nell’uomo e dalla lubrificazione vaginale nella donna.

La fase di eccitazione sfocia poi nel Plateau, anche chiamato “punto di inevitabilità orgasmica”, ovvero l’acme dell’eccitazione che conduce poi all’orgasmo vero e proprio.

Disfunzioni Sessuali possibili in questa fase: DISTURBO ERETTILE, DISTURBO DELL’ECCITAZIONE SESSUALE FEMMINILE.

  • Orgasmo

Picco del piacere sessuale e rilascio della tensione accumulata che coincide con l’eiaculazione nell’uomo e l’effettivo raggiungimento del piacere orgasmico nella donna.

Disfunzioni Sessuali possibili in questa fase: EIACULAZIONE PRECOCE, EIACULAZIONE RITARDATA, DISTURBO DELL’ORGASMO FEMMINILE.

  • Risoluzione

Stadio in cui il corpo torna progressivamente a uno stato di quiete. Mentre negli uomini dopo l’orgasmo segue il cosiddetto “periodo refrattario” che demotiva in tempi rapidi il desiderio e una nuova eccitazione, nelle donne il periodo di risoluzione dura meno, e con un’adeguata stimolazione possono tornare più velocemente alla prima fase del ciclo sessuale.

Vi sono poi Disfunzioni Sessuali che non consentono di fatto il coito come LA DISPAREUNIA, ovvero i quadri di dolore sessuale, e IL VAGINISMO, condizione fobica legata alla paura della penetrazione.

Ogni problematica sessuale, al di là delle classificazioni e delle caratteristiche cliniche, può essere considerata UNICA poichè influenzata da aspetti soggettivi come la storia sessuale e di vita della persona, tratti di personalità, età, fattori culturali e condizioni mediche.

Pertanto ogni percorso terapeutico viene impostato dopo un’attenta valutazione di questi aspetti e costruito sui bisogni di ogni singolo paziente.

La terapia sessuale che propongo è dunque focalizzata non solo sul sintomo ma sulla Persona portatrice del disagio, nel rispetto della sua unicità e specificità.

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Bibliografia

APA- American Psychiatric Association (2000), Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th ed.- Text Revision (DSM-IV), American Psychiatric Association, Washington (trad. It. DSM-IV-TR. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Masson, Milano, 2001).

Kaplan H.S. (1976) Nuove terapie sessuali, Bompiani, Milano.

Masters W. H., Johnson V. E. (1966) Human Sexual Response, Boston, MA: Little, Brown.

L’ESERCIZIO DELLA CALMA, combatti lo stress in 10 minuti

L’Esercizio della Calma fa parte della pratica del ciclo inferiore del Training Autogeno, una metodologia di auto-distensione che se praticata con costanza produce modificazioni psico-corporee che permettono alla persona di raggiungere uno stato generale di benessere.

L’esercizio della calma può essere utile nella risoluzione degli stati ansiosi ma anche per gestire lo stress di tutti i giorni.

QUANDO: L’esercizio può essere praticato la mattina dopo il risveglio, ma anche al bisogno durante la giornata quando ci sentiamo particolarmente vulnerabili, nervosi o in ansia.

QUANTO: Possiamo dedicare all’esercizio 10 minuti e praticarlo tutti i giorni.

DOVE: Il suggerimento è quello di trovare un luogo che favorisca l’incontro con noi stessi senza elementi di distrazione ambientale, l’ideale sarebbe nell’intimità di casa in un momento in cui siamo soli.

COME: Il consiglio è di realizzare una registrazione vocale delle indicazioni della pratica per poter ascoltare il training con le cuffiette, in modo tale da poter svolgere l’esercizio a occhi chiusi senza essere distratti dalla lettura.

Indicazioni:

Puoi chiudere gli occhi o se preferisci puoi fissare un punto davanti a te

Sei seduto sulla sedia, le braccia e le gambe sono rilassate, i palmi delle mani sono rivolti verso l’altro e i piedi sono attaccati al pavimento come avessero radici forti

Percepisci una sensazione di solidità e di sicurezza

Ora porta l’attenzione al tuo respiro

Senti l’aria che entra e che esce dal corpo, percepisci l’addome che dolcemente si alza e si abbassa seguendo il ritmo del tuo respiro

Puoi avvertire l’aria che entra dalle narici fresca e che esce invece più tiepida durante l’espirazione

Quando senti di aver trovato il tuo ritmo puoi immaginare che mentre inspiri tu stia assorbendo energia positiva sotto forma di luce bianca, e puoi percepire come questa luce porti in te calma e tranquillità

Quando rilasci l’aria, invece, puoi immaginare che dal tuo naso esca tutta la tensione che hai accumulato, la stai liberando permettendole di fluire, come fosse un fumo nero che esce lentamente dal tuo corpo e che se ne va via lontano

E’ un respiro che pulisce, che ti rigenera dal profondo, lascia andare il fumo nero e assorbe la luce bianca della calma

Avverti una sensazione di benessere e ti senti profondamente tranquillo e in pace

Contatti una sensazione profonda e diffusa di quiete e di serenità che parte dalla testa e che scende via via per tutto il corpo fino ad arrivare alla punta dei piedi

Ora mentre respiri ripeti mentalmente 5 o 6 volte: “Io sono Calmo”

E ti senti calmo e rilassato, profondamente calmo e completamente rilassato

Ora porta la tua attenzione alla tua mano destra, aprila e chiudila dolcemente, e solo quando sarai pronto puoi riaprire gli occhi e riprendere il contatto con l’ambiente circostante.

PERCHE’: Riuscire a focalizzarsi sul respiro, facilitati dalla visualizzazione dei colori che accompagnano i momenti di Inspirazione ed Espirazione, consente di riportare l’attenzione al momento presente sviluppando un atteggiamento non giudicante rispetto a ciò che ci attraversa.

L’Esercizio della Calma permette infatti di spostare sullo sfondo i pensieri e le preoccupazioni, e di recuperare un momento di presenza e di contatto con il corpo e con la propria interiorità.

Nei percorsi di psicoterapia utilizzo spesso gli esercizi di Training Autogeno, tecniche di Mindfulness e di visualizzazione guidata.

Propongo inoltre, a chi interessato, percorsi brevi della durata di 5 sedute, volti esclusivamente all’apprendimento della pratica del Training Autogeno.

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Bibliografia

B.H. Hoffmann, Manuale di Training Autogeno, Roma, Astrolabio, 1980.

ANSIA DA PRESTAZIONE SESSUALE, 3 pensieri per superarla

L’ansia da prestazione è una condizione comune che riguarda sia uomini che donne e si verifica quando ci si interfaccia al rapporto sessuale come se si fosse “sotto esame”.

L’incontro sessuale viene vissuto quindi con la paura di non essere all’altezza e di dare un’immagine che non corrisponde all’ideale di sé.

Perche’ ci sentiamo in ansia?

L’ansia da prestazione può manifestarsi per problematiche di insicurezza, idee interiorizzate di perfezione, elevata sensibilità a condizionamenti esterni (ad esempio standard sociali o proposti dalla pornografia), oppure perché percepiamo il nostro partner troppo esperto sessualmente, attraente o ci sentiamo coinvolti emotivamente e temiamo di deluderlo e quindi di perderlo.

Ansia da prestazione e disfunzioni sessuali

L’ansia da prestazione puo innescarsi a seguito di una défaillance sessuale oppure esserne la causa.

Affrontare il rapporto con pensieri invalidanti come la paura di fallire, può portare a sviluppare Disfunzioni Sessuali come disturbo erettile nell’uomo, o problematiche nel raggiungimento dell’orgasmo.

Quando l’ansia è severa la persona può addirittura presentare un calo del desiderio sessuale, che si manifesterebbe come meccanismo di difesa per evitare la prestazione e tutelarsi così da paure legate al doversi mettere in gioco sessualmente.

Cambia il modo di percepire il rapporto sessuale

La chiave per gestire l’ansia da prestazione è quella di ripensare al modo in cui percepiamo la sessualità e l’incontro sessuale, ecco quindi 3 pensieri buoni da sostituire a quelli disfunzionali

  • La sessualita’ non e’ solo prestazione

Pensare che la qualità del rapporto sessuale sia solo dettata dalla prestazione aumenta l’ansia, perché ci porta solo a focalizzarci sulla componente prestazionale tralasciando tutta l’esperienza dell’incontro che è costituita dal vissuto emozionale e dall’atmosfera che siamo in grado di co-costruire con il nostro partner, fatta soprattutto di attese, sguardi e preliminari.

  • Tu sei unico, valorizza i tuoi punti di forza

Ogni persona essendo unica porta nel rapporto sessuale se stessa, ciò significa che quello che riesci a creare con il partner in termini di emozioni non sarà replicabile da nessun altro.

Focalizzarti dunque sulla tua unicità e sui tuoi punti di forza ti permetterà di vivere e far vivere al partner l’esperienza sessuale come qualcosa di unico e speciale, al di là della prestazione in sé.

  • Ridimensiona il fallimento

L’errore diventa fallimento solo se noi decidiamo di etichettarlo e di viverlo come tale.

Se ci alleniamo a ridimensionare e sdrammatizzare gli incidenti sessuali, tenderemo a percepirli come inciampi normali che non compromettono necessariamente la sintonia con il partner, che è il vero indicatore della qualità del rapporto sessuale.

Se tuttavia l’ansia da prestazione è invalidante e accompagna sempre gli incontri sessuali, rivolgersi a un Sessuologo rappresenta la soluzione preferibile per valutare ciò che sostiene il disagio, e impostare un percorso per gestire efficacemente la condizione ansiosa.

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DISTURBO DEL DESIDERIO SESSUALE IPOATTIVO, quando la voglia non c’è

Il desiderio sessuale è legato alle aspettative che una persona ha rispetto ai comportamenti sessuali che possono dipendere da fattori culturali e dalle esperienze riguardanti il sesso che ognuno di noi vive e che possono agire più o meno positivamente sulla libido.

Quando diventa un problema?

Il desiderio sessuale è spesso minato dallo stress o da impegni quotidiani che in alcuni momenti guadagnano la priorità sul rapporto sessuale penalizzando la libido.

Se tuttavia la mancanza di libido diviene un’esperienza costante e causa alla persona disagio significativo, la condizione diviene disfunzionale e in sessuologia si parla di DISTURBO DEL DESIDERIO SESSUALE IPOATTIVO.

La diagnosi viene fatta quando il disturbo ha una durata di almeno 6 mesi ed è caratterizzato da mancanza di interesse per il sesso (compresa la carenza o la mancanza di fantasie sessuali), e dall’assenza di una motivazione spontanea verso l’attività sessuale (APA, 2013).

Calo del desiderio o avversione sessuale?

I problemi legati al desiderio non vanno confusi con un altro disturbo simile, quello da Avversione Sessuale.

La differenza è che mentre nel calo desiderio la persona non prende l’iniziativa ma, se stimolata, accetta il rapporto sessuale, nei casi di Avversione Sessuale il paziente non risponde a stimoli sessuali e prova addirittura disgusto, nei quadri più gravi la repulsione viene innescata anche solo nell’immaginare scenari sessuali.

Le cause

Le cause psicologiche possono riguardare il singolo oppure la coppia.

Nelle cause individuali troviamo convinzioni religiose, paure legate al sesso, traumi, oppure aspetti personologici come fatica a lasciarsi andare durante il rapporto o necessità di tenere tutto sotto controllo.

Tra le cause che includono la coppia vi è invece la mancanza di attrazione fisica o di sintonia con il partner, la percezione di scarse abilità sessuali del partner, scarso coinvolgimento emotivo o, al contrario, timore di coinvolgersi troppo, conflitti o lotte di potere interne al rapporto.

La terapia

Per far fronte a casi di Desiderio Sessuale Ipoattivo propongo un percorso combinato che integra Psicoterapia e Terapia Sessuale.

Il percorso prevede un lavoro orientato alla consapevolezza delle emozioni della persona legate al disturbo, un’analisi dei pensieri, credenze ed eventuali paure nascoste dietro l’abbassamento della libido e una parte più esperienziale che consiste in “compiti per casa” che il paziente è chiamato a fare con l’obiettivo di indurre la pulsione sessuale e ripristinare progressivamente il desiderio.

Il percorso di terapia per gestire il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo è quindi complesso, rivolgersi a uno Psicoterapeuta Sessuologo è dunque la scelta corretta per gestire efficacemente tale disfunzione.

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Bibliografia

APA- American Psychiatric Association (2013), Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th ed. (DSM-5), American Psychiatric Association, Washington (trad. It. DSM-5. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014).

Dèttore D. (2018) Trattato di psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale. Giunti Editore, Firenze. 

DOLORE PSICOLOGICO, osservalo e accoglilo dentro di te

Le persone che si rivolgono a me per un percorso di psicoterapia arrivano con una richiesta tra tutte: eliminare la sofferenza, cancellare il dolore, risolvere in fretta il disagio con cui si confrontano.

Dietro questa aspettativa l’atteggiamento che molti hanno d fronte al dolore è combattivo, il dolore va dunque contrastato ed eliminato il più velocemente possibile.

Pertanto all’inizio di ogni percorso psicologico spiego ai miei pazienti che tutte le nostre emozioni, anche quelle considerate scomode, come ansia, tristezza o rabbia, arrivano per comunicarci qualcosa di noi.

Il primo passo della guarigione psicologica è quello di sviluppare uno sguardo non giudicante rispetto ai nostri vissuti emotivi, facendo loro spazio dentro di noi.

L’ascolto e l’accoglienza delle nostre emozioni ci permette di aumentare la consapevolezza rispetto a ciò che siamo e favorisce l’incontro con gli aspetti di noi che più o meno consapevolmente abbiamo rifiutato.

L’ansia, ad esempio, arriva per comunicarci che qualcosa non va, che c’è qualcosa dentro di noi che abbiamo perduto e che sta cercando disperatamente di riprendersi il suo posto.

Quando ad esempio rifiutiamo la nostra fragilità, perché in dissonanza con l’immagine che abbiamo di noi stessi, arrivano i sintomi ansiosi.

Se io ho appreso, ad esempio, che sono una persona sempre coraggiosa e che non devo avere paura di un esame all’Università, ecco che l’ansia mi assale. 

Se guardo la mia ansia come un messaggero che sta cercando di comunicarmi qualcosa, non mi farò più sopraffare, ma potrò pensare a me stesso come una persona che può anche avere paura, legittimandomi quindi la mia fragilità.

L’immagine prima rigida che avevo di me si allenterà e diverrà più sfaccettata e più vicina a ciò che sono davvero, di conseguenza l’ansia si abbasserà sino a scomparire.

Ciò che è importante dunque è un cambiamento di atteggiamento nei confronti del dolore, che possa permettermi di osservarlo e accoglierlo con l’intento di ricongiungermi con il vero me stesso.

Incontrare il proprio dolore senza contrastarlo è il centro del processo terapeutico e permette il cambiamento in psicoterapia nella direzione di un maggior benessere psicologico.

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AUTOSTIMA SESSUALE, 6 consigli per aumentarla

Cosa significa davvero “essere bravo a letto”? Come faccio a sentirmi più sicuro sessualmente?

L’autostima sessuale, sebbene risenta delle nostre esperienze passate e, più in generale, della stima complessiva che abbiamo di noi stessi, sembra essere fortemente legata a un atteggiamento costruttivo nei confronti del sesso che si può allenare sviluppando il giusto mindset.

Ecco dunque 6 suggerimenti per aumentare la tua autostima sessuale

  • Conosci te stesso

Il primo passo è quello di sviluppare maggior familiarità con il proprio corpo e con le sensazioni sessuali; conoscere quindi ciò che ci eccita e ci soddisfa a livello di stimolazione e di situazione erotica.

La nostra autostima sessuale dipende in primo luogo da quanto siamo confidenti con i nostri bisogni sessuali.

  • Non dimenticarti del partner

Comunicare con il partner, manifestare i propri bisogni sessuali e accogliere i suoi, sono tutti elementi che aumentano la soddisfazione reciproca e influenzano di riflesso la nostra autostima sessuale.

  • Abbandona le aspettative e i falsi miti sul sesso

Le aspettative che abbiamo nei confronti del sesso possono minare la nostra autostima sessuale, spingendoci a corrispondere ad attese surreali o ad aderire a standard sovradimensionati, si pensi ad esempio al porno e ai modelli proposti in termini di prestazioni e dimensioni del pene.

Anche informazioni sessuali scorrette possono influenzare negativamente il nostro approccio al sesso.

Alcune donne, per esempio, si sentono sessualmente inadeguate se non riescono a raggiungere l’orgasmo attraverso la penetrazione vaginale.

Una consulenza con un esperto in tal senso è importante per fare chiarezza e smontare i falsi miti sul sesso che amplificano l’inadeguatezza sessuale.

  • Normalizza l’errore e minimizza ciò che consideri fallimento

La défaillance sessuale se percepita come un evento normale che può capitare e non come un insuccesso catastrofico, può essere affrontata senza minare la nostra autostima sessuale, evitando quindi che si strutturi il ricordo del fallimento che andrà a sabotare anche la prestazione sessuale successiva.

  • Sperimenta ma senza stress

Il suggerimento che spesso do ai miei pazienti è quello di esplorare liberamente la propria sessualità, evitando tuttavia pratiche o situazioni sessuali che ci fanno sentire a disagio o non ci corrispondono.

Alcune donne ad esempio riportano di non sentirsi sufficientemente disinvolte e “brave a letto” se sentono di non aderire a determinate aspettative del partner su specifiche pratiche sessuali, come ad esempio rapporti anali, sesso orale estremo come il deepthroat, o pratiche BDSM.

Il consiglio resta quello di ascoltare i propri bisogni dando spazio solo a quello che ci fa sentire bene senza sovraccaricarsi di eccessive pressioni e stress.

  • Divertiti 

Vivere il sesso con la giusta spensieratezza permette di evitare che divenga ogni volta un banco di prova per dimostrare qualcosa a se stessi e al partner, e riduce le tensioni e l’ansia da prestazione. 

Talvolta i motivi dell’insicurezza sono complessi e radicati e può essere difficile risolverli da soli.

Rivolgersi a un Sessuologo può rappresentare il primo passo per esplorare in profondità l’inadeguatezza e i pensieri disfunzionali che compromettono l’autostima sessuale.

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VAGINISMO, 5 punti per conoscerlo meglio

Di cosa si tratta?

Il vaginismo è una disfunzione sessuale femminile che non ha una base organica, e può essere descritta come una difficoltà nel consentire la penetrazione vaginale del pene, delle dita o di altri oggetti, nonostante il desiderio della donna di farlo (APA, 2013).

Spesso è associato ad una contrazione involontaria dei muscoli pelvici.

Da quali vissuti psicologici è accompagnato?

Il vaginismo è legato alla fobia, ovvero una paura irrazionale per la penetrazione, oppure da timori dovuti a esperienze penetrative passate particolarmente dolorose o addirittura traumatiche. 

E’ sempre legato al dolore per la penetrazione?

Non necessariamente, ciò che lo caratterizza è la condizione fobica legata alla paura, e può manifestarsi anche in assenza di dispareunia, ovvero di dolore sessuale.

Nei casi più gravi la donna può provare paura anche solo immaginando di avere un rapporto sessuale penetrativo.

Quando si manifesta?

Il vaginismo può essere presente da tutta la vita (vaginismo primario) oppure può sorgere in un secondo momento (vaginismo secondario).

In alcuni casi può manifestarsi in modo selettivo quando la donna accetta alcuni tipi di penetrazione, come ad esempio l’inserimento di un tampone o dello speculum ginecologico, ma non quella del pene.

Come si affronta clinicamente?

Il trattamento più efficace per la cura del vaginismo prevede un percorso integrato che vede la compresenza del ginecologo e dello psicoterapeuta.

Pertanto nelle presa in carico di pazienti con vaginismo collaboro con il medico specialista in ginecologia per garantire alla paziente il percorso psicosessuologico più efficace.

Il trattamento prevede quindi:

  1. La psicoterapia che consente l’elaborazione dei vissuti associati alla fobia e delle paure legate alla penetrazione e ai suoi significati;
  2. Il supporto ginecologico che permette il decondizionamento dello stimolo attraverso l’inserimento graduale in vagina di coni ginecologici per eliminare progressivamente lo spasmo involontario e facilitare la paziente a sopprimere la paura legata all’esperienza della penetrazione.

Il vaginismo è una condizione psicosessuologica che comporta un notevole disagio per la donna e influisce sul suo benessere psichico, rivolgersi a un Sessuologo può essere la scelta preferibile per iniziare un percorso di cura e affrontare la condizione fobica.

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SEX TOYS, utilizzo e benefici sessuali

Mi capita spesso di parlare di sex toys con le persone che si rivolgono a me per una consulenza sessuale o nel corso di una terapia sessuologica.

E’ un argomento che desta sempre molta curiosità rispetto al loro possibile utilizzo, e che risuona nelle persone in maniera diversa risentendo dei modi soggettivi di pensare e di vivere la sessualità.

Il vibratore è con buona probabilità il primo oggetto a cui facciamo riferimento quando pensiamo ai sex toys, tuttavia rientrano nella categoria dei giocattoli sessuali anche la pornografia, i lubrificanti e gli oli da massaggio, i preservativi che aumentano la sensibilità e la letteratura erotica.

Negli ultimi anni l’offerta di giocattoli sessuali è aumentata, e comprende prodotti che consentono giochi, attività e stimolazioni differenti. 

Ma quali sono i benefici per la sessualità nell’utilizzo dei sex toys?

Permettono di esplorare la propria sessualita’

I sex toys permettono di fare esperienza della propria sessualità, supportano la creazione di nuove fantasie e possono aumentare l’eccitazione e facilitare la risposta orgasmica, costituendo un valido supporto alla masturbazione.

Si pensi, ad esempio, ai vibratori per la stimolazione vaginale o del clitoride o ai masturbatori maschili in lattine e silicone che consentono di creare un’esperienza simile a quelle permessa dal coito.

Consentono di migliorare la sessualita’ di coppia

Per il recupero di una dimensione più ludica i sex toys, giocando sull’elemento novità, consentono alla coppia di sperimentare cose diverse, prolungare i preliminari e introdurre situazioni nuove e potenzialmente eccitanti che possono risvegliare una sessualità provata dalla routine quotidiana.

Supportano la terapia sessuale

L’utilizzo dei sex toys può essere un valido alleato anche all’interno di percorsi di terapia sessuale individuale o di coppia.

Ad esempio, nei casi di disturbi legati al calo del desiderio, determinati giocattoli sessuali possono fornire stimoli nuovi risvegliando l’erotismo e consentendo il recupero del drive sessuale.

Anche per le donne che faticano o non riescono a raggiungere l’orgasmo l’utilizzo di vibratori può favorire l’aumento della confidenza corporea, aiutandole a riscoprire progressivamente sensazioni piacevoli legate alla stimolazione anche di zone non necessariamente genitali.

Sex toys e tabù sessuali

Per alcune persone l’utilizzo dei sex toys si scontra con tabù e pregiudizi di diversa natura.

Per esempio: resistenze culturali, timori legati a una possibile dipendenza legata al loro uso reiterato nel tempo, o preoccupazioni maschili di rivalità “se la mia partner utilizza un vibratore significa che non sono sufficientemente capace di soddisfarla sessualmente”.

Sebbene non ci sia niente di male nel non volere ricorrere ai sex toys, è utile capire se il pensiero legato a un loro possibile utilizzo generi sentimenti marcati di disgusto o disagio, al fine di comprendere se paure più radicate possano influenzare negativamente la sessualità individuale o di coppia.

In questi casi una consulenza con un Sessuologo può aiutarci a fare chiarezza e ad esplorare eventuali tabù o difese sessuali.

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DISFUNZIONE ERETTILE, 7 possibili cause psicologiche

La Disfunzione Erettile (DE) può essere descritta come “l’incapacità di ottenere o mantenere un’erezione sufficiente per permettere un rapporto sessuale che possa essere considerato soddisfacente”.

Per porre diagnosi (APA, 2013) la persona deve riportare in tutti, o quasi, i rapporti sessuali, uno dei seguenti sintomi: 1. Marcata difficoltà di ottenere un’erezione durante un rapporto sessuale; 2. Marcata difficoltà di mantenere un’erezione fino al completamento dell’attività sessuale; 3. Marcata diminuzione della rigidità erettile.

I sintomi devono inoltre avere una durata di almeno 6 mesi e verificarsi in tutti, o quasi, i rapporti sessuali.

Deve causare alla persona disagio e/o difficoltà interpersonali e non deve essere dovuta agli effetti diretti di una farmaco o una condizione medica specifica.

Prima di iniziare un percorso con un Sessuologo o in parallelo alla presa in carico psicologica, è necessario rivolgersi a un medico specialista per una valutazione di eventuali cause organiche, farmacologiche o post chirurgiche coinvolte nella disfunzione sessuale.

Le cause psicologiche 

  • ANSIA DA PRESTAZIONE, ovvero lo stato ansioso che accompagna l’uomo durante l’attività sessuale e che lo porta a dover corrispondere a un ideale interiorizzato oppure alle aspettative della partner. L’ansia da prestazione può riguardare la durata del rapporto, le dimensioni del pene, ma anche più in generale tutta l’esperienza sessuale innescando vissuti di angoscia sino allo sviluppo della DE.

  • EDUCAZIONE SESSUOFOBICA, o estremamente rigida può portare l’uomo a vivere la propria sessualità come qualcosa di proibito e ad interfacciarvisi con reticenza e sentimenti di colpa.

  • ESPERIENZE SESSUALI PASSATE TRAUMATICHE (abusi o molestie sessuali) o SPIACEVOLI. Per esempio un uomo che durante i primi rapporti sessuali è stato preso in giro dalla partner, può mantenere nel tempo l’associazione “sessualità = inadeguatezza” ed essere vulnerabile allo sviluppo di disfunzioni sessuali come la DE.

  • TIMORE PER UNA GRAVIDANZA O RICERCA DI QUESTA. Sia l’evitamento della gravidanza che l’ansia legata al concepimento possono generare la perdita di spontaneità dell’attività sessuale e innescare vissuti di angoscia sino a sfociare in una Disfunzione Erettile.

  • DIPENDENZA DA PORNOGRAFIA. L’uso eccessivo del porno può rendere difficile nel tempo il raggiungimento con un partner reale dello stesso grado di stimolazione ed eccitazione permessa dal materiale pornografico, e comportare nel tempo l’esordio di una DE.

  • DIFFICOLTA’ RELAZIONALI IN COPPIA, problematiche di comunicazione, partner giudicante e sessualmente esigente che calibra la propria autostima sulle prestazioni sessuali del compagno, scarsa attrattività fisica o assenza di feeling di coppia, sono tutti possibili scenari che possono innescare la Disfunzione Erettile.

  • Stress, stanchezza, preoccupazioni miste sino ad arrivare a quadri di ANSIA o DEPRESSIONE possono minare l’attività sessuale e ostacolare il raggiungimento o il mantenimento di un’erezione adeguata.

Proprio per la complessità che caratterizza i quadri di Disfunzione Erettile, è necessario rivolgersi a un Sessuologo per ricevere una corretta valutazione diagnostica.

Il clinico infatti sulla base di tale valutazione e tenendo conto delle caratteristiche delle persona, ipotizzerà e concorderà il percorso psicosessuologico più adeguato.

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Bibliografia

APA- American Psychiatric Association (2013), Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th ed. (DSM-5), American Psychiatric Association, Washington (trad. It. DSM-5. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014).