SEXY IS A STATE OF MIND. Perché è importante sentirsi seducenti e come riuscirci

Non indosso più i tacchi da anni”, “Dovrei tornare in palestra per sentirmi più sexy”, “Non ho molto tempo da dedicare al mio corpo dopo la nascita di mio figlio“… queste sono le risposte delle mie pazienti quando in seduta mi è capitato di chiedere loro quanto effettivamente si sentissero seducenti.

Mi sono resa conto parlando di sessualità in terapia di quanto il concetto di “sexy” venga nell’immaginario comune legato unicamente all’esteriorità, come avere un corpo corrispondente a standard estetici specifici o indossare un certo tipo di abbigliamento.

Sentirsi seducenti può essere certamente connesso a questi aspetti ma non è determinato da fattori legati all’immagine.

Sentirsi sexy infatti è un processo più raffinato di conoscenza di Sé, una dimensione che ci permette di sentirci a nostro agio con il nostro corpo ma anche con tutto ciò che siamo e ci caratterizza, e che implica una profonda padronanza di noi e dei nostri aspetti relazionali e sessuali.

E’ dunque è un atteggiamento mentale che prevede il raggiungimento di un equilibrio tra diversi aspetti del Sè e che ci consente di sentirci in armonia con il nostro corpo, le nostre emozioni, pensieri e sensazioni.

Perché è importante sentirsi seducenti?

Sentirsi sexy significa sentirsi sufficientemente sicuri di noi in termini di desiderabilità nella dimensione funzionale di valorizzazione della nostra persona nella totalità.

Se ci sentiamo bene con noi stessi e raggiungiamo la nostra armonia personale questa inevitabilmente verrà percepita dall’esterno con una ricaduta positiva sulle nostre relazioni sociali e sul modo in cui ci sentiamo quando ci rapportiamo con gli altri.

Nell’ambito della relazione di coppia percepirsi seducenti ci permette di alimentare la sessualità di coppia e di investire in un processo continuo di seduzione del nostro partner, rendendoci ricettivi e responsivi a livello affettivo e sessuale.

Sentirci sexy, inteso come processo di conoscenza e cura della propria persona, ci tutela dal sentirci minacciati da un eventuale confronto con l’altro poiché spostiamo il focus da caratteristiche singole suscettibili di paragone a qualcosa che non può essere paragonato per definizione ovvero la nostra unicità.

Nessuno di noi una volta presa la consapevolezza della propria unicità e punti di forza dovrebbe temere la competizione con l’esterno, proprio perché non può attivarsi un confronto tra persone diverse e portatrici di una propria soggettività e singolarità.

Come posso sentirmi più seducente?

Prendi consapevolezza di chi sei in tutte le tue sfumature

Non esiste un modo universalmente riconosciuto per sentirsi seducenti, il processo passa attraverso la comprensione di cosa ci fa stare bene, che obiettivi perseguire e che tipo di valori accogliere allineando quella che è la nostra interiorità con un’immagine esterna che possa corrispondervi.

Non cedere al confronto con gli altri ma concentrati solo sul tuo processo

Riscoprendo la propria unicità il confronto con l’altro inevitabilmente sfuma e diviene via via sempre meno interessante, proprio perché si è impegnati in un continuo processo di conoscenza di Sé e di valorizzazione dei propri aspetti anche sul piano della sessualità.

Ricerca e persegui il tuo erotismo

Erotismo è da intendersi come tutto ciò che può darci piacere e che stimola i nostri sensi. L’erotismo può essere legato alla sfera sessuale ma comprende anche tutte quelle attività e dimensioni che ci fanno sentire bene e che ci stimolano mentalmente e fisicamente.

Sentirsi seducenti è strettamente connesso con la Stima di Sé, nei casi in cui questa sia debole o addirittura assente un percorso di Psicoterapia può aiutare a recuperare un senso di solidità e di sicurezza interna.

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CORSO GORDON Persone Efficaci, un’esperienza unica per migliorare le tue relazioni

Vorresti migliorarti sotto il profilo relazionale e sociale?

Ti piacerebbe riuscire a trovare delle modalità più efficaci per rapportarti con i tuoi genitori, il tuo partner, i tuoi figli o i tuoi colleghi?

Vuoi puntare sul potenziamento del tuo team migliorando il lavoro di squadra e rendendolo più produttivo sotto il profilo aziendale?

Perché il Corso Gordon è un’esperienza unica di formazione?

I corsi Gordon sono conosciuti in tutto il mondo come modello d’élite per incrementare le competenze relazionali, consolidare i rapporti, ridurre il livello di conflittualità e aumentare la produttività nell’ambito lavorativo.

Sono basati sul mo­dello for­ma­tivo dell’Effectiveness Training International, ideato dal dott. Tho­mas Gor­don, psicologo clinico statunitense nominato per il premio nobel per la pace.

Ciò che lo caratterizza rispetto ad altre proposte di potenziamento relazionale è il suo taglio pratico che offre al partecipante l’opportunità di sperimentare sin da subito gli apprendimenti attraverso una messa in gioco personale.

Il corso Gordon è una vera e propria esperienza di incontro con l’altro ma soprattutto con se stessi per ripensare e migliorare le proprie relazioni in diversi contesti di vita.

Chi può condurre un Corso Gordon?

In Italia sono tenuti esclusivamente da formatori autorizzati dal Gordon Training International (Solana Beach, California), e certificati dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona che ha l’esclusiva del metodo.

Il dott. Danilo Dattola, collega Psicologo Psicoterapeuta e formatore aziendale, co-condurrà insieme a me i Corsi Gordon previsti da calendario nel 2023.

A chi è rivolto il Corso Gordon?

Il corso è rivolto a tutte le persone che desiderano accrescere le proprie competenze sociali nel campo delle relazioni e apprendere strumenti più efficaci per migliorare il rapporto con gli altri.

Quali benefici per i partecipanti al Corso Gordon?

  • Maggior conoscenza di sé e del proprio modo di funzionare a livello sociale
  • Aumento della consapevolezza emotiva
  • Miglioramento dell’autostima sul piano relazionale
  • Incremento della capacità di gestire gli scontri e i conflitti in un’ottica funzionale di tutela della relazione
  • Maggior tolleranza alla frustrazione e aumento della capacità di mediazione e di decentramento
  • Apprendimento di modalità efficaci di comunicazione e ascolto attivo
  • Maggior consapevolezza dei propri bisogni relazionali e sociali

Come funziona un Corso Gordon?

Il corso, sebbene preveda lezioni frontali, ha un taglio soprattutto esperienziale, ogni partecipante viene coinvolto attivamente nel processo di apprendimento attraverso role playing, esperienze guidate, e momenti di riflessione individuale o di condivisione in piccoli gruppi.

Durante il corso verrà fornito ad ogni partecipante un quaderno di lavoro personale edito dall’Istituto dell’Approccio Centrato sulla Persona e altro materiale realizzato per lo svolgimento delle esercitazioni.

Quanto dura un Corso Gordon?

Il corso ha una durata minima di 24 ore suddivise in 8 incontri di 3 ore ciascuno. Il numero massimo consigliato di partecipanti è di 25 persone.
Alla fine del corso ogni partecipante riceverà un certificato di partecipazione al corso.

Come posso partecipare al Corso Gordon?

I corsi per il 2023 partono seguendo una programmazione già stabilità e vengono svolti in diverse città italiane.

Se sei un utente singolo interessato, verrai inserito nel gruppo di formazione sulla base della data scelta visionando le disponibilità del calendario e del luogo.

Il corso può essere organizzato su richiesta anche all’interno di un’azienda e rivolto unicamente ai dipendenti della stessa.

Sei interessato a partecipare a questa formazione?

Hai domande, curiosità o vorresti richiedere ulteriori informazioni su costi e programmazione?

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È IL TERAPEUTA GIUSTO PER ME? 3 aspetti per capirlo

Come fare a capire se il professionista a cui mi rivolgo fa davvero per me?

L’approccio clinico dello Psicoterapeuta cosi come il suo iter formativo sono determinanti e ci orientano rispetto alla sua preparazione nozionistica ed esperenziale.

E’ importante infatti affidare la nostra salute psicologica ad un Professionista della Salute Mentale preparato e che abbia sviluppato le competenze necessarie per gestire in termini clinici il disagio psicologico.

Tuttavia, ciò che fa davvero la differenza per avviare un cambiamento significativo nel paziente in terapia è l’Alleanza Terapeutica, ovvero la relazione di cooperazione tra professionista e paziente che consente il perseguimento degli obiettivi clinici determinando quindi il successo terapeutico.

La relazione terapeutica 

La qualità della relazione in terapia è il fattore principe che consente il cambiamento.

La relazione umana che si crea tra le due parti, funge da esperienza riparativa per il paziente che vivendo determinate condizioni come l’accettazione di sé e l’ascolto assente da giudizio, riesce a rendersi più ricettivo e disponibile al cambiamento.

Quali aspetti valutare?

1.  Sintonia immediata  

Sin dal primo colloquio conoscitivo con il nuovo terapeuta possiamo farci un’idea della persona che abbiamo davanti.

Il suggerimento è quello di affidarci alle nostre sensazioni “di pancia”: “che tipo di emozioni mi innesca il Professionista? Come mi risuona? Mi ispira fiducia, simpatia, serietà?

Sono convinta che con il clinico debba esserci una sorta di attrazione iniziale istintiva che, una volta terminato il primo colloquio in studio, attivi in noi il desiderio di farvi ritorno una seconda volta.

Terminata la prima visita suggerisco sempre alla persona, anche quando già manifesta la sua volontà di intraprendere il percorso con me, di prendersi qualche giorno per digerire l’incontro e comprendere bene le risonanze innescate dal colloquio, con la finalità di valutare con calma se posso o meno essere la dottoressa giusta per iniziare la psicoterapia insieme.

2.  Sincerità e apertura 

Ovvero trasparenza e apertura nella condivisione dei propri vissuti, nel rispetto dei propri tempi.

Essendo una relazione basata sull’autenticità è necessario, laddove emergessero, verbalizzare verità scomode, perplessità ed eventuali criticità.

3. Fiducia e collaborazione

La fiducia da parte del paziente deve essere percepita nei confronti del Professionista, della Relazione e rispetto al Cambiamento.

Spesso la fiducia viene confusa con la delega, ovvero atteggiamenti e proiezioni salvifiche rispetto al professionista percepito spesso come un mago capace da solo di operare il cambiamento.

Al contrario, Il terapeuta non crea il cambiamento ma lo facilita.

In terapia il paziente è il vero responsabile del suo cambiamento che viene permesso da fattori quali motivazione, impegno e messa in gioco.

Il terapeuta in quanto Persona inevitabilmente porterà nella relazione caratteristiche personali che risuoneranno in maniera diversa in base alle peculiarità del paziente e al suo modo di funzionare.

Non esiste quindi uno Psicoterapeuta che vada bene per tutti!

Il suggerimento è quello di affidarsi ad un Professionista oltre che competente anche empatico e, soprattutto, capace di farci vivere l’ora di terapia consentendoci di essere pienamente ciò che siamo.

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SESSUALITÀ E CONSAPEVOLEZZA DI SÉ. Conoscersi attraverso il corpo

La nostra sessualità racconta di noi, risente delle nostre esperienze passate, viene influenzata da paure e condizionata da fantasie e desideri personali.

Il modo dunque in cui viene pensata, immaginata e agita dalla persona riflette il suo mondo interno.

Come Psicoterapeuta lavoro ogni giorno per facilitare le persone a sviluppare sempre più consapevolezza di sé e del proprio modo di funzionare; come Sessuologa seguo lo stesso sentiero clinico: aiutare il paziente a conoscersi sessualmente è l’obiettivo costante e imprescindibile di ogni percorso psicosessuologico.

La consapevolezza sessuale avviene anche attraverso la conoscenza del proprio corpo

Il corpo, in quanto veicolo attraverso cui viviamo la nostra sessualità, è lo strumento primario di conoscenza di sé a livello sessuale, ed è importante includerlo nella terapia con la finalità di aiutare la persona a sviluppare maggior famigliarità con le proprie risposte sessuali.

La conoscenza avviene attraverso il canale delle vista

Un esercizio che spesso suggerisco in terapia da fare a casa è quello di confrontarsi con la propria immagine nuda allo specchio, comprese le zone genitali.

Le donne soprattutto, non hanno spesso sufficiente famigliarità con le proprie zone intime, è importante invece prendervi confidenza per includerle nella propria immagine corporea e abituarsi simbolicamente a “pensarle” e quindi ad accoglierle.

Esplorare visivamente l’area genitale permette di entrare in contatto con le risonanze emotive innescate dall’immagine che rimanda lo specchio e diviene quindi un prezioso strumento per capire come la persona si relaziona rispetto alle propria intimità con la finalità di poter elaborare eventuali vissuti critici in terapia.

In alcuni casi infatti anche solo la vista dei propri genitali può innescare vissuti come vergogna, fastidio o addirittura ansia e paura.

L’importanza del tocco

E’ fondamentale anche sviluppare consapevolezza rispetto a sensazioni ed emozioni innescate dal tocco per comprendere le diverse sensibilità dell’area interessata e come il nostro corpo risponde alla stimolazione genitale.

Il tocco che suggerisco non comprende solo le zone genitali ma riguarda tutto il corpo e non deve essere un massaggio ma un “auto-accarezzamento”, per consentire alla persona di prendere confidenza con le proprie zone erogene, ovvero quelle aree che se stimolate provocano, come risposta soggettiva, eccitazione e piacere.

La stimolazione tattile permette anche di riconoscere eventuali blocchi sessuali o resistenze del paziente che possono quindi essere accolte e affrontate durante il percorso terapeutico.

Perché è importante nella Terapia Sessuale includere il corpo?

Un percorso psicosessuologico che prevede anche l’esplorazione visiva e tattile del corpo consente alla persona di sviluppare maggior consapevolezza rispetto alle proprie risposte corporee e sessuali.

Il corpo diviene pertanto strumento utile per individuare blocchi sessuali o traumi, e costituisce spesso anche l’oggetto da cui partire per ripristinare gradualmente la salute psicosessuale del paziente.

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SE IL PARTNER HA UN PROBLEMA SESSUALE, 4 atteggiamenti da evitare

Il problema sessuale di un partner inevitabilmente ha un impatto sull’intimità di coppia e può innescare vissuti di frustrazione, incomprensioni o addirittura provocare una vera e propria crisi relazionale.

Il partner “non disfunzionale” tende ad assumere, più o meno intenzionalmente, atteggiamenti che invece che facilitare la ricerca di una risoluzione aggravano la situazione amplificandone la criticità.

Lavorando con le coppie in terapia ho individuato 4 atteggiamenti comuni che il partner che si confronta con la disfunzione del proprio compagno/a tende a mettere in atto:

  1. AUTOSQUALIFICA: Quando ci si interfaccia con la problematica sessuale dell’altro un atteggiamento frequente consiste nella messa in discussione ingiustificata di se stessi. Le donne spesso in risposta a episodi di disfunzione erettile del compagno leggono nell’assenza di eccitazione uno scarso desiderio nei loro confronti e iniziano a torturarsi con pensieri di autosqualifica: “Cos’ho che non va?; Non sono abbastanza bella; Non ho un corpo cosi attraente…”. Questo atteggiamento è pericoloso poiché porta allo sviluppo di vissuti di inadeguatezza che minano gradualmente l’autostima e la sicurezza interna.
  2. MESSA IN DUBBIO DEL SENTIMENTO: Similmente alla messa in discussione di sé, viene spesso messo in dubbio anche il coinvolgimento sentimentale del partner nei propri confronti: “Se non funziona sessualmente significa che non mi ama più o che non è coinvolto sentimentalmente con me”.
  3. AGGRESSIONE e PUNIZIONE: La reazione comune adottata dal partner si traduce spesso in atteggiamenti aggressivi o passivo-aggressivi responsabili dell’innesco di cicli di conflitto che, se reiterati, stancano e danneggiano il rapporto di coppia.
  4. RITIRO DALLA SESSUALITA‘: Una conseguenza tipica è la sospensione totale dell’attività sessuale attraverso forme di evitamento che penalizzano, oltre il coito, anche i preliminari e gli scambi affettuosi che si riducono gradualmente sino ad azzerarsi provocando freddezza relazionale e distanza emotiva.

Cosa fare invece per aiutare il partner?

Evitare atteggiamenti vittimistici e di autosqualifica

Evitare conclusioni affrettate e pensieri “Se, allora” negativi e approssimativi

Gestire la frustrazione scartando atteggiamenti reattivi e aggressivi nei confronti del partner. In questi casi quando contattiamo rabbia o risentimento possiamo fare uno sforzo di empatia mettendoci nei panni dell’altro. Spesso infatti la disfunzionalità sessuale viene vissuta con grande disagio dalla persona che può sentirsi profondamente in imbarazzo e inadeguata. In molti casi la preoccupazione oltre che riguardare una ferita al Sé, può nascondere un timore abbandonico laddove, a causa della propria difettosità, ci si confronta con la paura di venire lasciati e perciò abbandonati.

La parola d’ordine anche qui è COMPLICITA’, la disfunzione sessuale va gestita attraverso UN LAVORO DI SQUADRA. Il partner “non disfunzionale” ha infatti un ruolo determinante nel supportare il compagno/a nella risoluzione del problema.

L’atteggiamento da adottare “che funziona” comprende quindi DISPONIBILITA’ ALL’ ASCOLTO senza giudizio, ACCOGLIENZA rispetto al vissuto dell’altro e VICINANZA EMOTIVA.

Nei casi in cui la disfunzione non si verifica in circostanze episodiche ma tende a persistere nel tempo e a presentarsi con cadenza regolare durante gli incontri sessuali, scegliere di rivolgersi a un Professionista per un supporto psicosessuologico può rappresentare la scelta preferibile.

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INTESA SESSUALE. Come costruirla, come migliorarla

Quanto conta davvero la chimica sessuale in una coppia? L’intesa sessuale deve esserci per forza dall’inizio del rapporto o può essere costruita nel tempo?… Ci si deve rassegnare quando dopo tanti anni di relazione decresce o addirittura scompare?

Intesa sessuale, una definizione

L’intesa sessuale può essere definita come la complicità generale sul piano dell’intimità che ci permette di entrare in sintonia con il nostro partner e di vivere l’esperienza sessuale in maniera reciprocamente coinvolgente e appagante.

Spesso mi viene rimandato durante le sedute di psicoterapia un’assenza all’inizio di una conoscenza nuova di intesa sul piano dell’intimità, oppure una graduale perdita dell’intesa a seguito di situazioni di conflitto, riconfigurazioni della coppia, come l’arrivo di un figlio, o semplicemente per il fattore tempo che affatica e depotenzia la carica sessuale iniziale.

Da cosa dipende l’intesa sessuale?

L’intesa sessuale tra due persone può dipendere da una combinazione di fattori diversi: le esperienze sessuali passate di ciascun partner, il modo individuale di intendere e vivere la sessualità che risente di fattori educativi, culturali e sociali e, soprattutto, l’attrazione reciproca sul piano fisico e mentale.

Intesa sessuale, 6 passi per rafforzarla

Nei casi in cui l’intesa sessuale è debole, all’inizio di una relazione o, di converso, quando tende a dissolversi dopo tanti anni insieme, essa può essere rafforzata attraverso un investimento mirato.

L’intesa sessuale può essere vista come un processo che necessita per svilupparsi di passi specifici che ho riassunto in 6 punti:

  1. COMUNICAZIONE e CONFRONTO: Parlare di sesso, aiuta a fare sesso. Sentirsi liberi di comunicare al partner preferenze sessuali, desideri e resistenze permette di creare un’intimità relazionale che consente un’ampliamento dell’intimità emotiva anche sul piano della sessualità.
  2. ACCETTAZIONE DI SE‘, conoscersi e accettarsi nella propria unicità e specificità sul piano sessuale, in termini di gusti e necessità, è fondamentale per entrare in risonanza sessuale con il partner.
  3. ACCETTAZIONE DELL’ALTRO, sviluppare uno sguardo empatico nei confronti dell’altro e accettarlo nel suo modo di vivere e intendere la sessualità è determinante per l’instaurarsi di una sessualità reciprocamente soddisfacente.
  4. SEDUZIONE, l’intesa sessuale poggia su un equlibrio delicato fatto di desiderio fisico, attrazione e coinvolgimento. La domanda che pongo ai miei pazienti in questi casi è: “Quanto ti senti bravo a sedurre il tuo partner e innescare il suo desiderio sessuale nei tuoi confronti?”
  5. STIMOLAZIONE, la miccia dell’intesa sessuale risiede proprio nel desiderio, che può essere alimentato attraverso la stimolazione fisica: preliminari, baci, carezze, sguardi ma anche l‘erotizzazione mentale che consiste nella condivisione reciproca di fantasie e desideri sessuali.
  6. SPERIMENTAZIONE, l’intesa sessuale viaggia in parallelo con l’agito, quindi con la sperimentazione effettiva sul piano sessuale. Provare cose diverse inserendo ogni tanto qualche novità, consente alla coppia di vivere esperienze nuove e di rafforzare la complicità sessuale.

L’intesa sessuale è un processo plastico e modificabile e può essere pertanto costruita e ripristinata con impegno e motivazione da parte di ciascun partner.

Nei casi in cui “non si sa da che parte cominciare” o ci si sente in difficoltà nel ripristino di questo aspetto, rivolgersi al Sessuologo può essere la scelta preferibile.

Attraverso la facilitazione del Sessuologo Psicoterapeuta infatti la coppia potrà prendere consapevolezza delle resistenze e difficoltà che minano l’intesa sessuale ed essere supportata in maniera efficace a recuperare, o costruire, una complicità di coppia sul piano dell’intimità.

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PRIMO COLLOQUIO CON IL SESSUOLOGO, 4 timori comuni

Il primo colloquio con il Sessuologo può suscitare timori di diversa natura, ed è proprio il disagio supposto legato al primo contatto che spesso crea ansia e perciò evitamento.

Molti pazienti riferiscono di aver atteso molto prima di prenotare un primo appuntamento con me, proprio per i vissuti di imbarazzo che prevedevano avrebbero sperimentato durante l’incontro.

Tuttavia, la procrastinazione può essere dannosa se reiterata.

Rimandare l’incontro posticipa pure la risoluzione del problema generando ansia, frustrazione e, nei casi più gravi, concorre a peggiorare o addirittura a cronicizzare il disagio sessuale.

Le paure che spesso i pazienti verbalizzano possono essere arginate attraverso la rielaborazione di 4 timori comuni:

  • Il timore di sentirsi sulle spine durante tutto il colloquio

Il Sessuologo è a conoscenza delle difficoltà legate al condividere informazioni personali relative alla propria sfera intima, pertanto il primo obiettivo del professionista è quello di creare delle condizioni che consentano alla persona di sentirsi il più possibile rilassata e a proprio agio.

  • Il timore di non riuscire a trovare “le parole adatte”

La paura di non riuscire a utilizzare il lessico giusto per riferirsi a parti anatomiche o a pratiche sessuali specifiche è comune, e spesso mi viene rimandata durante i primi colloqui.

Non è importante conoscere il termine scientifico, ma riuscire a farsi comprendere nel modo più chiaro possibile.

Talvolta io per prima, per sdrammatizzare o farmi comprendere meglio, utilizzo un lessico non tecnico.

  • Il timore del giudizio del professionista

Spesso può emergere la paura di incontrare una persona che, sebbene consapevoli del ruolo che ricopre, possa farsi un’idea strana di noi, considerarci in difetto, non adeguati o addirittura non normali.

Il Sessuologo è abituato a rispondere alle esigenze del paziente sospendendo completamente il proprio giudizio e punti di vista personali; il fine ultimo dei primi colloqui è esclusivamente quello di raccogliere le informazioni necessarie per impostare il percorso psicosessuologico più efficace.

  • Il timore legato alla mancata riservatezza di informazioni personali

Il Sessuologo, nel mio caso Psicologo Psicoterapeuta, è vincolato al Segreto Professionale come stabilito dall’articolo 11 del Codice Dentologico degli Psicologi Italiani.

Pertanto, come ricordo sempre ai miei pazienti: “tutto ciò che viene condiviso dalla persona all’interno della stanza della terapia, resta nella stanza della terapia.”

I timori con cui ci si confronta prima di affrontare un primo incontro con un professionista esperto in sessuologia sono normali e comuni, ma non possono essere un buon motivo per evitare di chiedere aiuto rispetto ad una problematica che, rientrando nella sfera della salute dell’individuo, può incidere notevolmente in termini peggiorativi sulla qualità della vita.

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VERGOGNA, CORPO E SESSUALITÀ, farlo solo con la luce spenta

L’incontro sessuale ci confronta inevitabilmente con la dimensione dell’Intimità, che riguarda anche il mostrarsi nudi di fronte all’altro e quindi, a livello simbolico, apparire scoperti e perciò vulnerabili.

Un cattivo rapporto con il proprio corpo legato soprattutto a vissuti di insoddisfazione per l’immagine che ci rimanda lo specchio, può avere delle ricadute severe sulla sessualità rendendola un’esperienza spiacevole e imbarazzante.

Il timore che il partner, sorprendendoci nella nostra imperfezione, possa non apprezzarci va a minare il bisogno umano di sentirci accettati e validati dall’altro, soprattuto quando L’Altro è una persona a cui attribuiamo un forte significato in termini di investimento relazionale o affettivo.

Sentirsi a proprio agio nel mostrare il proprio corpo è un fattore importante per calarsi nell’esperienza sessuale e poter godere appieno delle sensazioni attivate dell’incontro.

La vergogna comune nelle donne, per esempio, di mostrare il proprio seno, di cui spesso sono insoddisfatte, le porta a mettere in atto, durante il rapporto sessuale continui tentativi di nascondimento evitando posizioni o pratiche rispetto alle quali sarebbe più esposto.

Il focus eccessivo su quella specifica parte del corpo comporta una perdita di abbandono sessuale e può attivare fenomeni disfunzionali come Spectatoring e problematiche nella risposta orgasmica.

Vergogna e disfunzioni sessuali

La vergogna nel mostrare il proprio corpo può sfociare nei casi più gravi in vera e propria Ansia da rapporto responsabile della manifestazione di Disfunzioni sessuali come DISFUNZIONE ERETTILE, PROBLEMATICHE NEL RAGGIUNGIMENTO DELL’ORGASMO o quadri di CALO DEL DESIDERIO, generati dal fatto che la persona si auto-saboterebbe, in maniera più o meno consapevole, per tutelarsi da possibili vissuti di disagio legati all’incontro sessuale.

Come gestirla?

  • Ridimensiona i pensieri critici cambiando il dialogo interiore

Il dialogo interiore è quel flusso di comunicazione che intratteniamo con noi stessi.

Sviluppare consapevolezza rispetto a pensieri eccessivamente severi sul nostro corpo ci permette di ridimensionarli e “abbassarli di volume”, evitando che venga avviato in maniera automatica un dialogo di auto-squalifica, spesso aggressivo ed estremamente giudicante.

  • Lavora su cio’ che puoi modificare, accetta quello che non puoi cambiare

Modificare aspetti che ci piacciono meno del proprio corpo, in un processo sano di cura e di valorizzazione di sé, può aumentare la nostra autostima legata all’immagine corporea.

Accettare ciò che non ci piace e che non abbiamo il potere di cambiare invece, non significa rassegnarsi, ma allenarsi ad amare ciò che del nostro corpo tendiamo a rifiutare o a considerare come imperfezione.

  • “Erotismo” non fa rima con “Corpo perfetto”

Sentirsi sessualmente seducenti e attraenti non ha nulla a che vedere con l’abitare un corpo perfetto secondo i canoni moderni. L’erotismo è infatti legato alla consapevolezza sessuale e alla fiducia rispetto a ciò che si è nella totalità.

Talvolta i motivi che sottendono la vergogna legata al mostrare il proprio corpo sono più radicati o difficili da identificare e gestire. In questi casi rivolgersi a uno Psicoterapeuta può aiutarci a fare chiarezza sui motivi del disagio impostando una presa in carico adatta alle nostre esigenze.

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PSICOTERAPIA E SCOPERTA DI SÉ. La storia di Pezzettino

Pezzettino, il protagonista del racconto per bambini di Leo Lionni, è in cerca della propria identità.

È talmente piccolino in confronto agli altri che crede di essere un pezzetto mancante di qualcun altro.

Durante il suo viaggio incontra infatti personaggi grandi e grossi ai quali chiede se per caso fosse un loro pezzo mancante ma tutti gli rispondono negativamente. 

Pezzettino allora, su suggerimento di un saggio che incontra sul suo cammino, decide di andare all’Isola-Chi-Sono per scoprire definitivamente a chi appartenga ma, mentre si arrampica alle rocce, accidentalmente inciampa e si frantuma in tanti piccoli pezzettini. 

Questo incidente si rivelerà per lui illuminante. Comprende infatti che anche lui è fatto di tanti piccoli pezzi, di non essere un pezzo mancante di nessuno e di essere già completo cosi com’è.

La scoperta di essere solo se stesso lo riempie di gioia.

Secondo il mio approccio terapeutico il malessere psicologico deriva da una mancanza di accettazione profonda rispetto a ciò che siamo. 

Il racconto di Lionni offre a mio parere una metafora del processo in Psicoterapia:

  • Un processo di conoscenza di tutti nostri pezzettini, 
  • Un processo di piena accettazione di ciò che siamo, 
  • Un processo per amare la nostra unicità,
  • Un processo per comprendere i pezzettini più disfunzionali, che spesso a causa di condizionamenti esterni abbiamo introiettato, per modificarli e migliorare la relazione con noi stessi e con gli altri.

La psicoterapia ci permette di recuperare la nostra parte autentica e ci libera rendendoci più vicini a ciò che più ci corrisponde.

Il sintomo e il disagio arrivano per un motivo, ci segnalano che qualcosa nel rapporto con noi stessi va rivisto e cambiato.

Ascoltare e dare dignità al nostro malessere, comprendendolo e rielaborandolo, ci offre l’opportunità di recuperare il contatto con il nostro vero Sé e ripristinare il benessere psicologico.

“Cio che sono è sufficiente se solo riesco ad esserlo” Carl Rogers

Bibliografia

Lionni, L. (2006). Pezzettino, trad. it Maria Marconi. Babalibri, Milano.

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SESSO E RELAZIONE LUNGA, come rendere l’intimità (ancora) eccitante

E’ un’esperienza comune e motivo di crisi nelle coppie di lunga data perdere la spinta sessuale a causa di una sessualità percepita oramai come monotona, prevedibile e priva di quella passione travolgente protagonista dei primi incontri nella fase iniziale del rapporto.

L’aumento dell’intimità emotiva e la conoscenza reciproca se da un lato consolida la coppia, dall’altro sembra infragilire la sessualità.

Nei primi mesi di una nuova relazione la forte passione è generata dallo Sconosciuto con cui ci si interfaccia, dal mistero di un corpo nuovo, dal Desiderio dato dalla percezione di non avere simbolicamente il possesso dell’altro, che alimenta una ricerca tormentata e romantica dell’incontro sessuale.

Nella coppia ormai consolidata l’Altro da oggetto misterioso diviene qualcosa di conosciuto e “posseduto”, si crea un legame di attaccamento che, similmente a quello originario materno, ci fa sentire validati e al sicuro.

La sessualità inevitabilmente si trasforma a causa del legame che si instaura con il partner e della sensazione di famigliarità che ne consegue.

Questo cambiamento nella coppia può essere tuttavia un’opportunità per rivedere la sessualità da una nuova prospettiva.

La maggiore confidenza nella coppia permetterebbe infatti un’aumento della fiducia reciproca che consentirebbe una maggior sperimentazione sul piano sessuale.

All’inizio di una relazione infatti i rapporti sono attraversati dalla passione, ma la mancanza di confidenza con il nuovo partner spesso ci porta a sentirci un po’ inibiti nel manifestare i nostri bisogni sessuali e a confrontarci onestamente sul piano dell’intimità.

L’aumento della confidenza reciproca in una relazione a lungo termine andrebbe letta quindi non come inevitabile morte della passione romantica, ma come nuova possibilità per sperimentare e accedere al vero godimento sessuale permesso dall’accrescimento della sintonia di coppia.

Per mantenere quindi viva la sessualità nelle coppie di lunga data, è necessario dedicarle il giusto spazio tenendo a mente 5 concetti riassunti in 5 parole chiave:

  1. IMPEGNO. L’area della sessualità non può essere relegata in fondo alla lista delle cose importanti della coppia, ma va curata e coltivata con continua dedizione e motivazione.
  2. NOVITA’. Inserire ogni tanto qualche elemento nuovo, cambiare luogo oltre la tradizionale camera da letto, sperimentare pratiche diverse o utilizzare sex toys può contrastare una routine sessuale che segue da anni lo stesso copione.
  3. CONDIVISIONE. Comunicare fantasie o desideri sessuali, quando pensiamo che il nostro partner possa accoglierli senza resistenze o timori, può ampliare l’immaginario sessuale di coppia e offrire a entrambi stimoli nuovi per alimentare l’eccitazione sessuale.
  4. ATMOSFERA. Come coltivare la sessualità in una giornata condita da mille impegni e magari dalla presenza dei figli in casa? Organizzando il tempo in maniera più funzionale per ritagliarsi spazi privati, anche ridotti, ma riservati esclusivamente alla coppia.
  5. CURA DI SE‘. Un aspetto importante spesso sottovalutato e fortemente connesso con la sessualità passa attraverso la cura della propria persona. Sentirsi attraenti, seducenti e piacersi sono elementi essenziali per rafforzare la sessualità di coppia.

Regalarsi un percorso terapeutico di coppia può essere la scelta opportuna per ravvivare o ricostruire una sintonia sessuale con il nostro partner, e comprendere, con la facilitazione del Sessuologo, quale direzione prendere e che tipo di cambiamenti apportare all’interno di un’intimità che non ci soddisfa più.

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