BLOCCHI SESSUALI, 3 passi per affrontarli 

Per ognuno di noi il sesso assume significati diversi e l’approccio verso di esso risente del nostro modo personale di percepire la sessualità.

Alcune persone vivono infatti il sesso come qualcosa di positivo, divertente, energizzante e si trovano a proprio agio nell’esplorare il proprio erotismo in tutte le sue forme e sfumature.

Tuttavia la sessualità può anche essere fonte di ambivalenza e disagio, e vissuta come qualcosa di sporco o proibito.

E’ importante sottolineare che non c’è un modo giusto e sbagliato di vivere la sessualità, è fondamentale però capire se c’è qualcosa che ci impedisce di viverla nel modo in cui vorremmo.

I blocchi sessuali sono difese psichiche, più o meno consapevoli, messe in atto dalla persona che non le consentono, di fatto, di esplorare la sua sessualità con serenità e libertà.

Nei casi più severi, possono sfociare in atteggiamenti di paura e repulsione nei confronti del sesso, e portano la persona a evitare completamente ogni contatto di tipo sessuale.

Come affrontare i blocchi sessuali?

1. Capire la natura del blocco sessuale

Il primo passo consiste nel comprendere con chiarezza cosa ci blocca a livello sessuale e cosa comporta questo blocco.

Potrebbe esserci utile farci guidare da queste domande:

  • Quando si attiva il blocco? (durante il rapporto sessuale, anche o esclusivamente nella masturbazione, solo al pensiero del sesso o di pratiche sessuali specifiche… )
  • Che tipo di emozioni innesca? (vergogna, repulsione, rabbia, impotenza, sentimenti di colpa.. )
  • Da quali pensieri è accompagnato? 
  • Come mi comporto rispetto al blocco sessuale? (Evito l’attività sessuale, vivo con disagio i rapporti, fatico a lasciarmi andare… )

2. Comprenderne l’origine

Ogni blocco sessuale ha una sua origine. E’ necessario dunque sviluppare consapevolezza rispetto alle cause, ecco le più comuni:

  1. Educazione famigliare rigida, sessualità vissuta come tabù
  2. Credenze religiose
  3. Traumi sessuali e relazionali, esperienze sessuali passate percepite come spiacevoli
  4. Problematiche con il partner o all’interno della relazione di coppia
  5. Sentimenti di vergogna, insicurezza e mancanza di autostima sul piano personale e sessuale

3. Gestire il blocco sessuale

Sviluppare consapevolezza rispetto alle caratteristiche del blocco e individuarne l’origine sono i primi due passi importanti per gestire in maniera funzionale ciò che ci blocca a livello sessuale.

Talvolta può essere difficile mettere a fuoco da soli questi due aspetti, pertanto rivolgersi a un professionista può aiutarci a fare chiarezza.

Intraprendere un percorso terapeutico può esserci d’aiuto non solo per individuare i conflitti sottostanti ai nostri blocchi sessuali, ma anche per facilitarci a elaborarli e a scioglierli.

L’obiettivo del Percorso Psicosessuologico in questi casi è quello di consentire alla persona di riappropriarsi della sua sessualità e aiutarla a viverla nel modo in cui più le corrisponde, libera da ostacoli mentali e catene difensive.


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PENSIERI NEGATIVI? fai come la scacchiera

Quante volte durante il giorno ti capita di sentirti in balia di pensieri spiacevoli che ti distraggono e preoccupano?

“ …andrà male, non funzionerà mai, e se poi me ne pento? se sbaglio? se non piaccio?… ”

Tutti noi ci confrontiamo quotidianamente con pensieri negativi e, in genere, desideriamo poterli eliminare nell’immediato

Purtroppo la nostra mente non ci è d’aiuto, più lottiamo infatti contro un pensiero spiacevole più è facile che questo torni a disturbarci influenzando anche il nostro umore e generando ulteriori pensieri intrusivi e sgraditi

Cosa puoi fare?

Immagina di avere davanti a te una scacchiera, i prezzi bianchi sono tutti i tuoi pensieri positivi e piacevoli, mentre i pezzi neri quelli negativi che ti causano sofferenza

Pensare di annientare i pezzi neri a favore di quelli bianchi è un’illusione, questo perché esistono un numero infinito di pezzi bianchi e neri

Non importa quindi quante risorse investiamo per togliere i nostri pensieri negativi perché questi ritorneranno, i pensieri spiacevoli fanno parte di noi e sono inevitabilmente legati ai nostri pensieri positivi

Possiamo trascorrere la vita sprecando il nostro tempo ed energie tentando di soffocare i pensieri sgraditi sperando di vincere una battaglia che non potrà mai essere vinta, oppure possiamo imparare a essere più simili alla scacchiera

La scacchiera è in contatto intimo con tutti pezzi, sia quelli bianchi che neri, ma non è MAI coinvolta nella battaglia

C’è una parte dentro ognuno di noi che riesce a comportarsi proprio come la scacchiera

E’ la parte di noi che possiamo chiamare “SE’ CHE OSSERVA”, ovvero che CI PERMETTE DI OSSERVARE I NOSTRI PENSIERI SENZA FARCI SOPRAFFARE DA ESSI, ma accettandoli e lasciandoli essere come sono

Sono SOLO pensieri dopotutto, un prodotto della nostra mente!

Quando avverti un pensiero negativo puoi quindi allenarti a osservarlo con curiosità e magari a chiederti cosa dice di te quel pensiero, invece che lasciarti prendere dallo sconforto e dalla negatività

Solo sviluppando accettazione e consapevolezza rispetto a quello che ci attraversa possiamo imparare a tollerare i pensieri spiacevoli senza farci allagare da essi, apprezzando di più i nostri pezzi bianchi e godendoci la nostra vita momento per momento.


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Bibliografia

Hayes, S. C., Strosahl, K., & Wilson, K. G. (1999). Acceptance and Commitment Therapy: An experiential approach to behavior change. New York: Guilford Press.

Harris R. (2011). Fare ACT. Franco Angeli, Milano.


EIACULAZIONE RITARDATA. Quando il piacere fatica ad arrivare

Il mito della prestazione sessuale che associa la qualità del rapporto sessuale con la sua durata, sembra ad oggi essere ancora vivo nell’immaginario comune.

La credenza diffusa che impiegare molto tempo per raggiungere l’orgasmo sia indice di virilità nell’uomo e della sua competenza sessuale, intesa come la capacità di soddisfare sessualmente il partner, può generare fraintendimenti.

Tempistiche eccessivamente lunghe possono sfociare infatti in una condizione clinica patologica che può comportare forte disagio per il singolo e per la coppia.

COS’E’ L’EIACULAZIONE RITARDATA?

L’Eiaculazione Ritardata è una disfunzione sessuale caratterizzata da:

  • Marcato ritardo nel raggiungimento dell’orgasmo o dall’assenza totale di eiaculazione” (APA, 2013). La difficoltà o incapacità di eiaculare si verifica nonostante una stimolazione sessuale adeguata; l’eccitazione sessuale è preservata così come il desiderio di eiaculare.
  • Per porre diagnosi i sintomi devono essere presenti per una durata di almeno 6 mesi e verificarsi in tutti, o quasi, i rapporti sessuali.
  • Deve causare alla persona disagio e/o difficoltà interpersonali e non deve essere dovuta agli effetti diretti di una farmaco o una condizione medica specifica.
  • Si distingue in Permanente (lifelong), presente sin dall’inizio dell’attività sessuale, o Acquisita, esordisce dopo un periodo di funzionamento sessuale normale; Situazionale, presente solo in situazioni determinate o con partner specifici, e Generalizzata, si verifica in tutte le situazioni indipendentemente dal partner.
  • Può presentarsi con quadri clinici molto diversi tra loro per gravità e caratteristiche. Nelle situazioni più diffuse la persona riesce a raggiungere l’orgasmo con la masturbazione, mentre sperimenta fatica, o non riesce, a eiaculare attraverso il coito.

QUALI SONO I TEMPI DELL’EIACULAZIONE RITARDATA?

E’ difficile stabilire con precisione l’intervallo non patologico di latenza eiaculatoria, e non vi è un chiaro consenso della comunità scientifica su quale sia il cut-off.

Tuttavia, il tempo medio di un rapporto sessuale corrisponde a 5,4 minuti con un range che oscilla tra i 4 e 10 minuti circa. Se si superano i 25/30 minuti si può parlare di eiaculazione ritardata (Sadowsky et al., 2015).

Come per l’Eiaculazione Precoce, oltre alle tempistiche la componente soggettiva legata al disagio personale è fondamentale per porre diagnosi.

LE CAUSE

Le cause organiche coinvolte nell’Eiaculazione Ritardata possono essere di diversa natura: endocrino-metaboliche, neurologiche o chirurgiche a seguito di interventi addomino-pelvico-perineali.

Prima di impostare una percorso psicologico è sempre consigliabile una visita medica specialistica.

Tra le cause principali di natura NON organica troviamo:

  • Abitudini disfunzionali legate alla masturbazione, una differenza significativa di stimolazione tra autoerotismo (ad esempio una masturbazione molto vigorosa) e la penetrazione vaginale, possono portare la persona a sentire poco durante il coito e a non riuscire a raggiungere l’orgasmo;
  • Ansia da prestazione, la persona dopo diversi tentativi in cui fatica a raggiungere l’orgasmo sviluppa una condizione ansiosa dovuta al timore di replicare il fallimento;
  • Conflitti psichici di diversa natura: timore del concepimento, paura di contaminare il partner con lo sperma, angoscia di disintegrazione legata alla perdita di parti di Sé attraverso la fusione con l’altro;
  • Personalità di tipo ossessivo, esigenza di mantenere il controllo, Spectatoring;
  • Vissuti traumatici legati a esperienze sessuali passate;
  • Educazione religiosa rigida o sensi di colpa legati alla sessualità;
  • Problematiche relazionali o di coppia con il partner;
  • Distress, Stanchezza, Preoccupazioni miste.

QUAL E’ L’IMPATTO PSICOLOGICO DELL’EIACULAZIONE RITARDATA?

L’Eiaculazione Ritardata può generare nell’uomo preoccupazioni e vissuti ansiosi che possono portarlo a fingere l’orgasmo durante l’amplesso, o a ricercare meno l’attività sessuale sino al progressivo evitamento dei rapporti.

L’Eiaculazione Ritardata può inoltre promuovere lo sviluppo di altre Disfunzioni Sessuali come il Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo Maschile.

All’interno della coppia invece il partner non sintomatico potrebbe sperimentare nel tempo profonda frustrazione e insicurezza rispetto alla propria attrattività e capacità di soddisfare il partner.

L’INTERVENTO PSICOSESSUOLOGICO 

I primi colloqui di consulenza permettono al terapeuta di indagare diversi aspetti caratterizzanti il sintomo sessuale; il piano di intervento viene impostato sulla base delle caratteristiche del paziente e del quadro clinico.

Gli interventi psicosessuologici per l’Eiaculazione Ritardata possono includere protocolli di terapia mansionale integrata, training specifici individuali (per esempio sulla masturbazione se disfunzionale), training di coppia, e interventi volti all’elaborazione dei conflitti sottostanti.

Gli obiettivi della terapia psicosessuologica per l’Eiaculazione Ritardata sono:

  • Promuovere la consapevolezza della persona rispetto al significato personale del sintomo,
  • Gestire il disagio individuale e relazionale legato alla Disfunzione,
  • Abbreviare i tempi di latenza eiaculatoria.

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EIACULAZIONE PRECOCE. 4 cose da sapere, 4 cose da fare

COSA DEVI SAPERE

1. COS’E’ L’EIACULAZIONE PRECOCE?

L’Eiaculazione Precoce è una disfunzione sessuale descritta come:

  • Una modalità persistente o ricorrente di eiaculazione che si verifica durante i rapporti sessuali, entro un minuto dopo la penetrazione vaginale e prima che l’individuo lo desideri” (APA, 2013).
  • Per porre diagnosi i sintomi devono essere presenti per una durata di almeno 6 mesi e verificarsi in tutti, o quasi, i rapporti sessuali.
  • Deve causare alla persona disagio e/o difficoltà interpersonali e non deve essere dovuta agli effetti diretti di una farmaco o una condizione medica specifica.
  • Si distingue in Permanente (lifelong), presente sin dall’inizio dell’attività sessuale, o Acquisita, esordisce dopo un periodo di funzionamento sessuale normale; Situazionale, presente solo in situazioni determinate o con partner specifici, e Generalizzata, si verifica in tutte le situazioni indipendentemente dal partner.

2. SE LA DURATA E’ POCO PIU’ DI UN MINUTO SI TRATTA SEMPRE DI EIACULAZIONE PRECOCE?

Si, l’intervallo di tempo fissato a un minuto è convenzionale e perciò non copre molti casi associati a una tempistica lievemente maggiore.

Se la durata è compresa tra pochi secondi e due minuti circa si può parlare di Eiaculazione Precoce. Il livello di gravità della disfunzione può dunque variare in base ai tempi di durata.

Oltre alle tempistiche, la componente soggettiva legata al disagio personale è altrettanto importante per porre diagnosi di Eiaculazione Precoce.

3. QUALI SONO LE CAUSE DELL’EIACULAZIONE PRECOCE?

L’aspetto psicologico nell’Eiaculazione Precoce pare essere determinante nell’esordio ma anche nel mantenimento della disfunzione. Si instaura spesso infatti un circolo vizioso dove l’ansia e le preoccupazioni legate alla durata concorrono a stabilizzare il sintomo.

Tra le cause frequenti di natura psicogena troviamo: ansia da prestazione, difficoltà nel gestire le emozioni, sentimenti di colpa o vissuti traumatici nell’area della sessualità, abitudini disfunzionali legate alla masturbazione e problematiche relazionali.

Esistono tuttavia casi di precocità eiaculatoria connessi a cause organiche. Tra queste vi sono ad esempio: ipersensibilità del glande, fimosi o frenulo corto, uretriti, vescicoliti, prostatiti o problematiche ormonali.

Una visita medica specialistica è pertanto sempre consigliabile per escludere la presenza di componenti biologiche.

4. QUAL E’ L’IMPATTO PSICOLOGICO DELL’EIACULAZIONE PRECOCE? 

L’impatto che l’Eiaculazione Precoce può avere sulla persona può essere importante, con risvolti severi sul suo benessere psichico.

L’Eiaculazione Precoce può infatti comportare frustrazione, disistima sul piano sessuale, progressiva diminuzione del desiderio e della soddisfazione sessuale.

Essa può inoltre provocare fratture interne alla relazione di coppia. L’Eiaculazione Precoce può infatti essere interpretata dal partner non sintomatico come un comportamento egoistico o disinteressato rispetto alla propria soddisfazione sessuale.

COSA PUOI FARE


1. RICONOSCI IL PROBLEMA  

Riconoscere di avere un problema è il primo passo per attivare un cambiamento nella direzione di un maggior benessere psicosessuologico.

Se credi di soffrire di Eiaculazione Precoce questa può essere l’occasione per iniziare a pensare seriamente di “fare qualcosa” prendendoti cura di te e della tua sessualità.

2. NO A STRATEGIE “FAI DA TE”

  • Masturbarsi più volte prima di un incontro sessuale
  • Infliggersi dolore durante il rapporto per distrarsi
  • Ricorrere a pensieri non erotici per ritardare l’orgasmo

Queste strategie sono comuni ma dannose poiché non risolvono il problema dello scarso controllo eiaculatorio e alimentano nel tempo l’ansia sessuale.

3. NON ASPETTARE UN MINUTO DI PIU’ 

Nei casi di eiaculazione precoce il problema viene spesso percepito come transitorio e non meritevole di attenzione clinica, inoltre i normali vissuti di imbarazzo con cui la persona si confronta ostacolano la richiesta di aiuto professionale.

Tuttavia, proprio per l’impatto psicologico che l’Eiaculazione Precoce può avere sul singolo e sulla coppia, affidarsi a un professionista in tempi utili è la scelta preferibile per evitare di aggravare il problema.

4. RICHIEDI UNA CONSULENZA SESSUOLOGICA

Un primo incontro con un sessuologo può intimorire e suscitare imbarazzo.

Il mio primo obiettivo è sempre quello di creare una condizione in cui la persona possa sentirsi a proprio agio e tutelata. 

Nella presa in carico clinica utilizzo protocolli di terapia di tipo comportamentale e mansionale, riconosciuti come i trattamenti più efficaci per la gestione dei sintomi sessuali, integrati con tecniche di psicoterapia e training di rilassamento.

Gli obiettivi della terapia psicosessuologica per l’Eiaculazione Precoce sono:

  • Incrementare la durata e il senso di auto-controllo, 
  • Promuovere un contatto più funzionale della persona con le proprie emozioni e con le sensazioni corporee,
  • Aumentare il senso di autoefficacia sessuale.


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FIDUCIA IN SÉ STESSI. Il fiore a 5 petali dell’autostima

Possiamo considerare l’Autostima come la componente valutativa del concetto di Sé. 

Il concetto di Sè è un modello organizzato e dinamico di pensieri e percezioni che ognuno di noi ha su se stesso e che include, per esempio, caratteristiche fisiche, tratti del proprio carattere, capacità personali, bisogni, limiti e conquiste.

Autostima è fiducia 

L’autostima è ad oggi un concetto inflazionato, spesso banalizzato o confuso con l’autocompiacimento o con aspetti disfunzionali di tipo narcisistico.

Avere una buona autostima non ha nulla a che vedere con la credenza di essere perfetti o migliori degli altri, e non riguarda nemmeno la vanità fine a se stessa.

Una sana autostima è invece legata alla percezione positiva del concetto di Sé e denota una solida Fiducia nei confronti di noi stessi e nelle nostre capacità.

Il fiore dell’autostima e i suoi petali

Mi piace pensare all’autostima come un fiore interiore impermeabile alle ingerenze della vita, la cui bellezza resta integra anche quando piove fuori e dentro di noi.

Il fiore dell’autostima va attenzionato e curato costantemente, deve essere perciò nutrito e difeso dalle aggressioni esterne e dai giudizi negativi che troppo spesso rivolgiamo a noi stessi.

Ogni suo petalo corrisponde infatti a un aspetto specifico che va sviluppato o acquisito.

Quali sono dunque i 5 petali del fiore dell’Autostima?

  • CONSAPEVOLEZZA dei propri pensieri, emozioni e azioni. Il primo passo per la costruzione della fiducia in se stessi è quello di divenire sempre più consapevoli di noi e dei nostri bisogni. Significa avere contezza di come funzioniamo, cosa ci fa arrabbiare, cosa desideriamo davvero e quali sono gli ostacoli con cui ci confrontiamo e che ci limitano nel perseguimento delle nostre mete.
  • AUTENTICITÀ, ovvero agire in maniera congruente con ciò che sentiamo indipendentemente dall’approvazione dell’altro. Spesso ci conformiamo alle aspettative esterne anche quando, in fondo, non le reputiamo buone per noi. Pertanto vivere con autenticità significa apprezzarsi nella propria unicità e naturale imperfezione, nel rispetto degli altri e in primo luogo di noi stessi.
  • ACCETTAZIONE, quindi essere capaci di fare spazio dentro di noi alla sofferenza e alle delusioni, accogliendo dunque anche le note di dolore e restituendo loro dignità e significato. Solo attraverso una profonda accettazione di tutto ciò che siamo, comprese le emozioni spiacevoli e le nostre ombre, saremo in grado di riscoprire e valorizzare le nostre risorse.
  • RESPONSABILITÀ, dunque essere autori della propria vita e delle proprie scelte correndo il rischio. Molti noi evitano determinate esperienze poiché sono terrorizzati dalla possibilità di fallire. Tuttavia, la tendenza a evitare per paura di non farcela può rivelarsi una trappola pericolosa, non solo perché può precluderci sorprese gratificanti, ma soprattutto perché l’evitamento è un meccanismo di difesa che, se reiterato nel tempo, logora profondamente la nostra autostima facendoci sentire progressivamente sempre più insicuri.
  • VALUTAZIONE POSITIVA, ovvero cambiare il nostro dialogo interiore, quella vocina nella nostra testa sempre pronta a farci sentire sbagliati o inadeguati. Valutarci in termini positivi significa smorzare la critica patologica interna cambiando il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi.

Il potere dell’autostima

Avere una buona considerazione di sé è incoraggiante, permette di sentirci più confidenti nelle nostre risorse e facilita il perseguimento di obiettivi personali.

Ma non solo, l’autostima ci consente di affrontare in maniera efficace gli insuccessi della vita, tutelandoci dalla tendenza alla svalutazione nei confronti di noi stessi. 

Una buona autostima aiuta pertanto a rinnovare l’ottimismo, coltivare la resilienza, e a rimettersi in gioco “nonostante tutto”.

La metafora del fiore potrebbe esserci utile per capire cosa ci manca per raggiungere una buona stima di noi e quale dimensione potremmo pensare di potenziare o sviluppare, autonomamente o rivolgendoci a un professionista della salute.


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FIORIRE COMUNQUE. Carl Rogers e il racconto dei germogli fragili

Il racconto dei germogli fragili di Carl Rogers è una potente metafora di resilienza che può venirci in soccorso ogni qualvolta ci sentiamo senza speranza e in balia delle difficoltà delle vita.

Carl Rogers (1951), psicologo statunitense e padre della Terapia Centrata sul Cliente, riconosce come ogni essere vivente abbia in sé, sin dalla nascita, una sorgente di energia orientata allo sviluppo di tutte le sue capacità.

Questa forza rappresenta in ognuno di noi la spinta motivazionale innata alla base di ogni comportamento e viene definita da Rogers come Tendenza Attualizzante, ovvero una spinta all’attualizzazione, alla conservazione e al miglioramento dell’organismo.

La Tendenza Attualizzante è un concetto meraviglioso e centrale del pensiero rogersiano, e si inserisce all’interno della visione umanistica dell’uomo che attribuisce valore all’essere umano in quanto essere razionale, responsabile e degno di fiducia.

Essa è presente in tutti gli organismi, compresi gli esseri umani, e se le condizioni sono favorevoli, permette all’individuo di realizzare tutto il suo potenziale.

Le condizioni possono essere considerate favorevoli quando l’individuo cresce in un clima relazionale fatto di sensibilità e accettazione per ciò che è in quanto persona, nella sua unicità e nel rispetto dei suoi bisogni.

Ciò significa che affinché l’individuo possa realizzare appieno tutte le sue potenzialità è indispensabile un contesto di relazioni umane positive e l’assenza di minaccia rispetto al suo Sé.

Il disagio psichico è fortemente legato, in un’ottica rogersiana, alla mancanza di una piena accettazione della persona da parte di figure significative dell’infanzia come genitori, famigliari o insegnanti.

Per appagare il nostro bisogno universale di sentirci amati e riconosciuti dagli altri, sin da bambini tendiamo a soffocare alcune parti di noi e ci plasmiamo sulle aspettative esterne, perdendo il contatto con il nostro vero Sé.

La nostra Tendenza Attualizzante può dunque essere ostacolata o pervertita ma, evidenzia Rogers, essa si estingue solo con la morte dell’organismo stesso.

Per chiarire questo concetto Rogers racconta la storia di un cesto di patate abbandonate nel seminterrato della sua casa d’infanzia, riportando come, nonostante le circostanze di deprivazione date dall’assenza di luce e acqua, i tuberi riuscissero comunque a germogliare, certo virgulti fragili e pallidi, ma comunque manifestazioni di vita.

I tuberi in questione non avrebbero mai raggiunto il loro potenziale, date le condizioni sfavorevoli, ma tentavano di farlo con tutte le loro forze.

“La vita, anche se non le era possibile fiorire, non rinunciava a se stessa”

Anche in assenza di condizioni positive, abbiamo tutti dentro di noi i germogli della crescita, e la possibilità di migliorarci e attualizzarci come esseri umani. 

Un percorso di psicoterapia, in tal senso può essere d’aiuto.

Attraverso l’esperienza di una relazione significativa, congruente e non giudicante con il terapeuta, la persona ha l’opportunità di sperimentare un maggior contatto con i propri bisogni, e di sviluppare flessibilità e fiducia verso il proprio sentire.

La psicoterapia ha lo scopo di liberare la Tendenza Attualizzante nella persona promuovendo il contatto con il suo vero Sè, aiutandola a raggiungere il benessere psicologico.


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Bibliografia:
Rogers, C.R. (1951) Clientered-centered therapy, Houghton-Mifflin, Boston. Trad. It.Terapia centrata sul cliente, La Nuova Italia, Roma, 1997

COMUNICARE BENE = FARE L’AMORE BENE

Manifestare un proprio bisogno sessuale o confrontarsi con il partner rispetto a ciò che non ci soddisfa all’interno della sessualità di coppia, può comportare vissuti di ansia, vergogna o timori di diversa natura.

Potrebbe risultare faticoso, per esempio, comunicare al nostro partner che una determinata stimolazione sessuale non ci da piacere o addirittura ci provoca fastidio.

Oppure potremmo sentirci frenati nel proporre determinate pratiche sessuali a causa di timori legati a una sua possibile reazione di rifiuto o ad atteggiamenti di squalifica nei nostri confronti. 

Per sviluppare una buona intesa sessuale, e per preservare e ravvivare nel tempo la sessualità all’interno della coppia, è necessario imparare a comunicare con il proprio partner in maniera efficace.

L’evitamento comunicativo o, di converso, l’utilizzo di una comunicazione disfunzionale, possono rivelarsi nel tempo scelte fallimentari; a lungo andare, infatti, entrambe concorrono ad arrestare il processo naturale di maturazione sessuale della coppia, interferendo con il benessere psicosessuale del singolo e della diade.

Non comunicare, o comunicare male, mette a rischio la sessualita’ e la relazione di coppia

Molte di noi non sono abituati a comunicare o non sanno come farlo in maniera adeguata. 

Talvolta decidiamo di non comunicare perché, più o meno consapevolmente, temiamo il confronto con l’altro: non abbiamo voglia di gestire le conseguenze che prevediamo potrebbe avere la nostra comunicazione e perciò tendiamo a omettere le nostre insoddisfazioni. 

Nascondere al partner problematiche sessuali per paura del conflitto genera frustrazione all’interno della coppia, e incoraggia nel tempo un progressivo deterioramento della relazione.

Vi sono situazioni invece in cui ci sentiamo predisposti al confronto ma non sappiamo bene come affrontarlo;  finiamo per risultare un po’ ambigui rispetto alle nostre richieste, o di mettere in atto una comunicazione svalutante nei confronti del partner e perciò poco funzionale.

Come comunicare efficacemente?

1. CONSAPEVOLEZZA E CORAGGIO

L’aspettativa che il partner debba soddisfare i nostri bisogni sessuali intuendo le nostre esigenze può alimentare spiacevoli malintesi nella coppia.

La falsa credenza sostenuta dalla cognizione che il nostro partner dovrebbe arrivarci da solo indovinando i nostri pensieri, rischia infatti di generare fratture sul piano sessuale e relazionale.

E’ necessario pertanto: 

  • Sviluppare consapevolezza rispetto ai propri bisogni sessuali; 
  • Sentirsi autorizzati ad esprimerli con chiarezza al partner;
  • Assumersi la responsabilità delle proprie esigenze e della comunicazione di queste.

2. I MESSAGGI IN IO

I messaggi in Io (Gordon, 2002) sono modalità di comunicazione verbale dove non vi è alcuna valutazione della persona che compie l’azione, bensì racchiudono soltanto l’informazione rispetto agli effetti su di noi del suo comportamento.

Il messaggio in Io permette un confronto costruttivo poiché colui che lo esprime si assume la piena responsabilità del proprio sentire. Questo consente al nostro interlocutore di non percepirsi aggredito, e lo predispone a essere maggiormente recettivo e disponibile nei nostri confronti.

Il messaggio in Io prevede 3 passaggi:

  • Descrizione del comportamento che crea disagio
  • Descrizione dell’effetto concreto che provoca il comportamento
  • Descrizione dei sentimenti/emozioni che il fatto ha su di noi

es.: Il fatto che non ti preoccupi del mio piacere durante i rapporti sessuali, non mi permette di trarre soddisfazione dal sesso, e mi sento frustrata e poco considerata da te.

3. RESPONSIVITÀ ED EMPATIA

Laddove è il nostro partner a esprimere un disappunto o un suo bisogno sessuale, la sfida sarà invece quella di cogliere e accogliere ciò che sta cercando di comunicarci evitando di sentirci eccessivamente messi in discussione o giudicati negativamente.

Significa comprendere che l’altro, con buona probabilità, non si espone con l’intenzione di ferirci, ma sta esprimendo qualcosa di sé.

In quest’ottica lo scambio comunicativo può essere percepito come un’opportunità di crescita nella direzione di una maggiore maturità e consapevolezza sessuale reciproca.

Sviluppare empatia significa essere capaci di comprendere percezioni, bisogni ed emozioni dell’altro: Cosa sta cercando di dirmi davvero? Quali sono le sue esigenze e come posso immaginare si stia sentendo nel comunicarmele? Cosa proverei nella stessa situazione se fossi al suo posto?

Co-costruire la sessualità di coppia

Come un vaso di creta levigato a quattro mani, così il sesso nella coppia va rifinito partendo dai bisogni e dalla preferenze di ciascun membro.

Un sistema di comunicazione solido e aperto rappresenta uno strumento indispensabile per correggere e fronteggiare impasse in camera da letto, e facilitare la coppia a raggiungere una maggior maturità e consapevolezza sessuale.

L’assenza di comunicazione in ambito sessuale e la messa in atto di modalità comunicative disfunzionali, possono generare crisi di coppia più o meno severe.

In questi casi rivolgersi a uno specialista potrebbe essere la scelta preferibile per ricevere una valutazione approfondita delle dinamiche relazionali e sessuali della diade, con l’obiettivo ultimo di ripristinare l’armonia psicosessuale di coppia.


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RIVOLGERSI AL SESSUOLOGO. 4 buoni motivi per farlo

La sessualità è ancora oggi foriera di inibizioni e tabù, in particolar modo quando siamo chiamati a condividere ciò che non va nella nostra sfera intima o a verbalizzare aspetti legati alla disfunzionalità sessuale.

Aprirsi rispetto al proprio disagio sessuale può innescare nella persona vissuti di imbarazzo, ansia e inadeguatezza.

Si immagini ad esempio la comprensibile difficoltà rispetto a decidere “da che parte cominciare” a raccontare dei propri problemi intimi, o nell’utilizzare i termini “giusti” per indicare le zone genitali o determinate pratiche sessuali.

Rivolgersi a un Sessuologo per molti può essere motivo di disagio, in alcuni casi addirittura maggiore rispetto a quello legato alla difficoltà sessuale con cui ci si confronta.

Pertanto alcune persone evitano di chiedere un aiuto professionale, confidando che il tempo e le circostanze possano risanare la situazione.

L’evitamento e le illusioni magiche di risoluzione legate al caso, possono tuttavia avere gravi ricadute sulla problematica che, se lasciata irrisolta, potrebbe stabilizzarsi o addirittura peggiorare, impattando in maniera significativa sul benessere psicosessuale del singolo e/o della coppia.

Affidarsi a un professionista dell’ambito sanitario formato in Sessuologia clinica può rappresentare quindi la scelta più opportuna.

Chi è il sessuologo?

Il Sessuologo è un professionista della salute, medico o psicologo, che, a seguito di un percorso quadriennale di formazione in ambito sessuologico, ha maturato competenze specialistiche nell’area della Sessuologia clinica.

Compito del Sessuologo è quello di facilitare la persona a fare chiarezza sul disagio sperimentato, e trovare una soluzione adeguata al fine di aiutarla a ripristinare il suo benessere sessuale.

Per quali motivi rivolgersi al sessuologo?

1. Ricevere informazioni e chiarire dubbi

Ognuno di noi si è confrontato almeno una volta nella vita con qualche dubbio inerente all’area della sessualità:

“Le donne che non raggiungono l’orgasmo attraverso la penetrazione hanno qualche problema fisico o psicologico?

Le dimensioni del pene contano?

E’ normale sentire dolore durante il coito?

Cos’è normale nella sessualità e cosa invece non lo è? “

Le incertezze possono essere legate per esempio alla mancata conoscenza anatomica, fisiologica o dei tempi di risposta sessuale; o coinvolgere specifiche pratiche sessuali, fenomeni sociali o richieste del nostro partner che magari ci destabilizzano e non sappiamo bene come inquadrare.

Molte persone si affidano al “dott. Google” o a racconti di amici sperando di trovare in tempi rapidi tutte le risposte che cercano.

Tuttavia la mole di informazioni, talvolta inesatte o imprecise, presente in rete può lasciarci ancora più confusi e frustrati.

Per questi motivi rivolgersi al Sessuologo per una consulenza può aiutarci a ricevere informazioni corrette, fugare dubbi e fare chiarezza ampliando le nostre conoscenze nell’area della sessualità.

2. Orientarsi rispetto alla strada giusta da seguire

Talvolta ci confrontiamo con un disagio ma non sappiamo bene di cosa si tratta, che direzione prendere e cosa mettere in atto per farvi fronte.

Possiamo sentirci insicuri rispetto a che tipo di percorso sarebbe preferibile e a quale figura sanitaria rivolgerci: uno Psicosessuologo? Un Urologo? Uno Psichiatra?…

Se lo Psicosessuologo ipotizza, a seguito di un attenta valutazione, che il disagio potrebbe coinvolgere anche (o soprattutto) aspetti di natura organica può decidere, in accordo con la persona, di “inviarla” a un altro professionista con competenze mediche specialistiche.

Il parere di un esperto in tal senso può aiutarci a inquadrare correttamente la problematica e a trovare la strada giusta per risolverla.

3. Confrontarsi su un problema di coppia 

Rivolgersi a un Sessuologo potrebbe esserci utile anche in casi in cui sperimentiamo difficoltà di diversa natura legate all’intimità di coppia.

Una consulenza con un terzo esperto può infatti aiutare la coppia a inquadrare correttamente il disagio, accogliendo aspettative e percezioni di ciascun partner.

Se lo ritiene opportuno, il Sessuologo potrà valutare con la coppia la possibilità di intraprendere un percorso sessuologico, concordando insieme tempi e obiettivi terapeutici. 

 

4. Intraprendere un percorso sessuologico

Molte persone che si confrontano con un disagio nell’ambito della sessualità ricorrono come primo intervento a strategie di self-help, recuperate su internet o su riviste.

Tuttavia queste opzioni di automedicazione possono essere dannose per due motivi.

In primo luogo, per far fronte a un problema sessuologico è consigliabile affidarsi a un professionista formato in sessuologia e allenato ad avere “una visione clinica globale”, ovvero che sia capace di tener conto della storia di vita della persona, del suo modo di funzionare, e soprattutto dei significati che si nascondono dietro il disagio e concorrono a mantenerlo nel tempo.

In secondo luogo, rischiamo di interfacciarci con informazioni scorrette che possono confonderci, alimentando sentimenti di frustrazione, disistima sessuale e demotivazione.

Dunque ciò che possiamo reperire in termini di tecniche di auto-aiuto può rivelarsi nella maggior parte dei casi fallimentare poiché generalizzato, e pertanto non calibrato sulle caratteristiche personali e contestuali del singolo.

La presa in carico sessuologica non è MAI un intervento sganciato dalla Persona, dalla sua unicità e complessità. 

Rivolgersi al Sessuologo può essere dunque la scelta preferibile quando desideriamo affidarci a un professionista formato per gestire seriamente problematiche legate a un aspetto cosi importante e delicato come la nostra sessualità.

Sentirsi a proprio agio e soddisfatti rispetto alla propria sessualità è indice del benessere della persona e parte integrante della sua salute psicofisica.

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COVID-19. Nuvole, Cieli sereni e Serenità interiore

L’emergenza legata al Coronavirus ha inflitto ferite profonde e lasciato risonanze emotive più o meno importanti in ognuno di noi. 

L’impatto fisico, psicologico, economico e sociale legato al Covid-19, ci costringe a fare i conti con noi stessi e a misurarci con la nostra resilienza, richiedendoci lo sforzo di riorganizzare e significare questa esperienza a livello personale e collettivo. 

I costi psicologici di questa riorganizzazione sono variabili e possono essere rintracciati in preoccupazioni o timori di diversa natura.

Tuttavia, ciò che può aiutarci in questa fase di attesa, è accogliere e non giudicare i nostri vissuti, sviluppare consapevolezza legata al qui ed ora, e coltivare compassione e gentilezza nei confronti di noi stessi e degli altri.

Ecco dunque 4 suggerimenti per aiutarti a vivere questo tempo con maggior serenità ed efficacia:

1 Lascia andare i pensieri intrusivi con l’esercizio del cielo sereno

In questa condizione può capitare di sentirsi tormentati da pensieri e preoccupazioni legate al tempo futuro: “…E se poi mi ammalo anch’io o i miei cari? Come sarà il mondo da qui in avanti? Come andrà il mio lavoro? Riuscirò a recuperare ciò che ho perso a causa dell’emergenza? Potrò rivedere la mia famiglia o i miei amici come prima?… ” 

Tutto ciò che percepiamo essere fuori dal nostro controllo può provocarci ansia e tormento. 

Il fallimento al nostro bisogno di soluzioni o rassicurazioni può innescare un senso profondo di frustrazione e il rimuginio, se reiterato, può avvelenarci interiormente andando ad amplificare il senso di angoscia.

Possiamo quindi allenarci a gestire i pensieri disfunzionali attraverso un esercizio immaginativo molto semplice:

Quando ci sentiamo invasi da pensieri che ci provocano sofferenza possiamo chiudere gli occhi e immaginare di avere davanti a noi un cielo con tante nuvole, e di scrivere su ogni nuvola con un pennarello ogni pensiero catastrofico che emerge e di cui siamo consapevoli.

Terminata questa operazione, ci concentriamo sull’immagine che abbiamo davanti: un cielo coperto da tante nuvole sulle quali abbiamo scritto tutti i nostri pensieri intrusivi.

Successivamente, sempre tenendo gli occhi chiusi, compiamo un’inspirazione profonda di cinque secondi, seguita da un’espirazione della stessa durata. Mentre rilasciamo l’aria lentamente immaginiamo che tutte le nuvole su cui abbiamo scritto i nostri pensieri vengano trasportate via dal vento per lasciare spazio a un cielo limpido. 

Ci concediamo qualche secondo per contemplare il cielo sereno, e cerchiamo di assorbire e interiorizzare questa immagine di calma, piacevolezza e serenità. 

Attraverso questo esercizio scegliamo consapevolmente di visualizzare dentro di noi un cielo azzurro al posto di un cielo coperto di nuvole. Non abbiamo evitato o nascosto i nostri pensieri, ma ne siamo diventati consapevoli, li abbiamo riconosciuti, guardati e, intenzionalmente, lasciati andare.

2 Accogli le tue emozioni e presta ascolto al corpo

Oltre alle rimuginazione legata a pensieri ossessivi, questa condizione può generare inevitabilmente sentimenti e vissuti diversi come ansia, paura, frustrazione, rabbia o sentimenti di angoscia.

E’ importante riuscire a riconoscere la portata e la qualità delle emozioni che stiamo provando, accettandole e permettendo loro di occupare uno spazio dentro di noi.

Se avvertiamo una sensazione di ansia proviamo a riconoscere nel corpo dove è localizzata: può essere un nodo alla gola, una costrizione nella zona dello stomaco, mal di testa, rigidità al collo o irrequietezza fisica. Se avvertiamo l’ansia nella zona dell’addome possiamo provare ad appoggiare delicatamente una mano sulla pancia e a compiere tre respiri lenti concentrandoci sulla sensazione ansiosa, come se respirassimo intorno e dentro alla nostra emozione.

Cosi facendo non neghiamo ciò che sentiamo ma lo riconosciamo, gli diamo dignità di esistere e ce ne prendiamo cura.

Possiamo praticare in parallelo esercizi di rilassamento psicofisico come Yoga, Training Autogeno o tecniche di respirazione consapevole.

Non dobbiamo perciò ignorare il nostro corpo e i suoi segnali, bensì partire da esso al fine di raggiungere e conservare una sensazione di maggior benessere ed equilibrio.

3 Agisci con consapevolezza 

Agire con consapevolezza implica essere capaci di distinguere ciò che abbiamo il potere di cambiare da ciò che invece dobbiamo, magari a malincuore, accettare o tollerare.

E’ importante discriminare con consapevolezza quale azioni o pensieri possono essere costruttivi per noi e quali invece rischiano di intrappolarci in cicli continui di sconforto e dolore.

Pertanto, in questo tempo di emergenza, potrebbe essere utile farci guidare da queste domande:

Cosa è in mio potere fare per rendere questa giornata meritevole di essere vissuta? 

Come posso riorganizzare al meglio il mio tempo rispettando le regole?

Cosa posso mettere in atto consapevolmente per sentirmi meglio e fare sentire meglio gli altri?

Cosa è in mio potere fare nel qui ed ora rispetto al mio lavoro?

Che tipo di persona voglio essere mentre affronto questa emergenza?

Le risposte a questi quesiti possono rappresentare per ognuno di noi una sorta di bussola che può indicarci la direzione, soprattutto quando avvertiamo che il nostro cielo interiore si sta rannuvolando.

4 Coltiva la gentilezza verso te stesso e gli altri

Questa emergenza inevitabilmente ci pone in una condizione di stress e di vulnerabilità e tutti, con situazioni differenti per intensità e contesto, ci stiamo confrontando con il medesimo disagio.

Per questo motivo è importante riuscire a essere compassionevoli nei confronti di sé e degli altri.

Alleniamoci perciò a non giudicarci, a prenderci cura di noi stessi con azioni e pensieri gentili. Adottiamo un atteggiamento di ascolto e di cura verso i nostri bisogni e le nostre emozioni. Impariamo a rispettare il nostro vissuto e le nostre esigenze attraverso parole buone, complimenti sinceri, rinforzi e carezze emotive.

Allo stesso modo cerchiamo di riservare uno sguardo di cura e benevolenza anche nei confronti delle altre persone, siano esse familiari amici o conoscenti. Mai come in questa situazione riuscire a connettersi con l’altro attraverso l’ascolto può costituire la miglior medicina per risanare ferite e lenire sofferenze interiori.

Pertanto, l’aiuto reciproco in termini di disponibilità e vicinanza emotiva può contribuire a rasserenare i cieli di tutti noi.

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SPECTATORING, un nemico della sessualità

Per godere appieno della propria sessualità è necessario riuscire ad abbandonarsi all’esperienza erotica, sospendendo preoccupazioni e pensieri distraenti. 

E’ fondamentale perciò predisporsi ad accedere a quella tranquillità emotiva che consenta di stare nell’esperienza e contattare tutte le sensazioni fisiche e le risonanze emotive innescate dall’interazione sessuale.

Tuttavia, può accadere di sperimentare fatica ad allentare il controllo o addirittura non riuscire a lasciarsi andare durante i rapporti sessuali a causa di un fenomeno che in ambito clinico sessuologico viene definito Spectatoring.

Lo Spectatoring venne descritto per la prima volta da William Masters e Virginia Johnson (1966), due studiosi celebri per le loro ricerche pionieristiche nel campo della sessuologia scientifica, e consiste nell’adottare per tutta la durata del rapporto sessuale una prospettiva esterna, come se ci si guardasse da fuori, e si fosse appunto uno spettatore di se stessi.

La persona assume cosi, durante il tempo dell’attività sessuale, il ruolo di un giudice severo che commenta negativamente le proprie reazioni sessuali e il proprio corpo attraverso un’auto-osservazione ossessiva accompagnata da pensieri intrusivi e svalutanti.

Lo Spectatoring viene messo in atto in genere da persone ansiose o con tendenze al perfezionismo che tendono a mantenere costantemente un controllo serrato sulla situazione interna e ambientale. Può nascondere inoltre problematiche relazionali, vissuti di insicurezza o sfiducia verso il partner, nonché timore di essere abbandonati o di recare delusioni all’altro.

Lo Spectatoring può essere attivato anche a causa dell’insoddisfazione per la propria immagine corporea, che potrebbe innescare sentimenti di inadeguatezza per un corpo percepito come scarsamente attraente e quindi da camuffare e nascondere agli occhi del partner. La persona viene perciò assalita da vissuti vergogna e la sua attenzione è completamente dirottata su preoccupazioni per il giudizio dell’altro che la portano a distrarsi e, di conseguenza, a sganciarsi dall’esperienza erotica.

Lo Spectatoring è un fenomeno che riguarda nella sua manifestazione sia uomini e che donne e che può avere ripercussioni importanti sul piano del benessere psicosessuale e può comportare frustrazione, vissuti ansiosi e depressivi, disistima sul piano sessuale, o ancora sfociare in Disfunzioni Sessuali come Eiaculazione Precoce, Disfunzione Erettile, e difficoltà o impossibilità nel raggiungimento dell’orgasmo.

Lo Spectatoring è da considerarsi una forma di difesa psichica e deve essere affrontato all’interno di un percorso terapeutico che permetta di inquadrare correttamente il disagio e aiutare la persona a comprenderlo nei suoi significati.

L’obiettivo in questi casi è quello di individuare e dare spazio ai conflitti psichici o relazionali sottostanti, e facilitare il paziente a elaborarli e scioglierli.

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