TABÙ SESSUALI, quali sono e come liberarsene

I Tabù Sessuali riguardano temi relativi alla sfera intima che tendiamo ad evitare e di cui non parliamo volentieri poiché suscitano in noi sentimenti scomodi quali imbarazzo, vergogna o senso di colpa.

Come nasce il tabù sessuale?

I tabù vengono interiorizzati a partire dell’educazione ricevuta, delle esperienze personali, dal nostro assetto personologico, ma anche delle pressioni sociali che più o meno indirettamente ci influenzano rispetto a ciò che è da ritenersi ammissibile e, di converso, da ciò che invece non lo è.

TABÙ = BLOCCO SESSUALE

Vi sono casi in cui i tabù sono talmente radicati tanto da portare la persona a sentirsi inibita o bloccata nel vivere a propria sessualità in maniera serena.

I 4 tabù più diffusi

  • SESSO ANALE

Pratica che genera ancora molte resistenze nonostante la curiosità relativamente alle sensazioni fisiche e alla componente psicologica correlata.

  • SEX TOYS

I giocattoli sessuali da molte persone vengono percepiti con sospettosità e imbarazzo, tuttavia il loro utilizzo consente di contrastare la monotonia sessuale attraverso sperimentazioni diverse e stimolanti per entrambi i partner.

  • SESSO OCCASIONALE

Rapporti intimi in assenza di coinvolgimento emotivo possono essere stigmatizzati e considerati come pratiche sconvenienti nonostante ad oggi sia in larga misura superata la visione della sessualità unicamente a fini procreativi o agita esclusivamente in un contesto affettivo di coppia stabile.

  • DISFUNZIONI SESSUALI

In genere le persone si sentono a disagio nell’ammettere di avere un problema sessuale, soprattutto gli uomini poiché vige ancora a livello sociale la correlazione tra funzionalità sessuale maschile e il costrutto di “virilità”, pertanto le resistenze nel chiedere aiuto professionale in quadri di Disfunzione Erettile o Eiaculazione Precoce sono ancora diffuse.

La tempestività nel chiedere un aiuto professionale incide in maniera significativa sui tempi del processo di terapia: sottovalutare la disfunzione e posticipare complica il quadro clinico in termini di acutizzazione dei vissuti psicologici correlati.

In alcuni casi i Tabù Sessuali possono essere gestiti attraverso la sperimentazione sospendendo il giudizio: “buttarsi” senza farsi frenare da preconcetti potrebbe infatti riservarci piacevoli sorprese permettendoci di superare paure e false credenze.

Ognuno di noi vive la propria sessualità come crede e non c’è nulla di male nel decidere di non provare determinate esperienze, la cosa importante è che la scelta individuale segua il criterio di LIBERTÀ.

Entrare maggiormente in contatto con le nostre emozioni e bisogni ci consente di capire se il blocco che avvertiamo derivi dal fatto che quella pratica o esperienza sessuale non ci corrisponde, e quindi legittimamente non ci interessa agirla, o se invece sia figlio di pressioni esterne, ansie o costrutti che abbiamo interiorizzato.

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BENESSERE E COPPIA: se rispondi “si” a queste domande potresti avere un problema

La vita di coppia rappresenta certamente un’esperienza nutriente sotto il profilo psichico e affettivo.

La consapevolezza di avere un complice sul cammino della nostra vita ci rassicura e può contribuire a dare un senso più completo alla nostra esistenza.

Ma la coppia è fatta anche di distanze e momenti difficili che possono essere più o meno reversibili. 

Le criticità all’interno della coppia non sono tanto i momenti di crisi, ma come questi vengono riconosciuti, accolti e riparati.

Intercettare eventuali difficoltà relazionali rappresenta il primo passo nella direzione di una loro risoluzione.

Come percepisci oggi la tua relazione di coppia?

Ecco qui un piccolo test di consapevolezza per valutare lo stato di salute della tua relazione

Ti senti spesso solo nel tuo rapporto di coppia?

Il vissuto di solitudine all’interno di un rapporto è naturale e per certi aspetti inevitabile, tuttavia la coppia dovrebbe essere anche il luogo della vicinanza emotiva con il partner. Affrontare problemi insieme e condividere vissuti personali permette l’instaurarsi della complicità e contribuisce al senso di affiatamento nel sentirsi parte di una squadra a due.

Senti i tuoi bisogni mortificati all’interno della relazione?

La relazione di coppia prevede sempre un compromesso in termini di soddisfazione di bisogni del singolo dal momento che le necessità personali devono inevitabilmente essere coniugate con quelle del partner. Tuttavia, una mortificazione eccessiva dei bisogni individuali potrebbe generare nel tempo una profonda frustrazione nei confronti dell’Altro sino ad esitare in momenti di rabbia e conflitto.

Ti senti frainteso, non ascoltato, non compreso dal partner?

Comunicare in maniera chiara ed assertiva è probabilmente l’ingrediente più importante all’interno dei rapporti umani, cosi come la sensazione di essere ascoltati e riconosciuti sul piano emotivo.

Avverti una modifica nella tua vita sessuale di coppia?

La sessualità per ogni coppia è differente in termini di frequenza, pratiche e abitudini. Affinché non si generino conflitti sul piano dell’intimità è fondamentale che il modello sessuale vada bene a entrambi i partner. Modifiche significative sul piano sessuale potrebbero essere foriere di problematiche relazionali e non vanno dunque mai sottovalutate.

Se hai risposto SI a una o più di queste domande forse sperimenti un’insoddisfazione a livello relazionale di coppia.

Un percorso psicoterapico con un Professionista è utile per ricevere un’analisi esterna accurata rispetto a eventuali criticità e per facilitare la coppia a sviluppare strumenti efficaci per gestirle.

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SLOW SEX in coppia, perché dovresti provarlo subito

Ma cos’è lo SLOW SEX in coppia?! Cosa s’intende per SESSO LENTO? Significa quindi fare sesso con lentezza?

Si e no, praticare lo Slow Sex significa anzitutto prendersi un tempo per la sessualità in termini di dedizione e perciò valorizzazione dell’intimità fisica di coppia.

Slow sex = Creare e difendere uno Spazio per la sessualità

La sessualità nel corso di una relazione richiede impegno e investimento continuo per essere tutelata all’interno di una routine quotidiana sempre più richiestiva e distraente.

Organizzare un momento da dedicare alla sessualità può suonare dissonante rispetto alla falsa credenza che trasmette la concezione che il sesso per essere appagante debba essere necessariamente agito in maniera spontanea.

Programmare la sessualità, al pari di altre attività, permette al sesso di non essere fagocitato dagli impegni quotidiani, e simbolicamente impegna entrambi i partner a trovare un tempo da riservare in maniera continuativa all’intimità di coppia.

Slow sex = Preliminari ed Esplorazione Sensoriale

Sebbene il concetto di Slow Sex non escluda la penetrazione, il punto forte di tale pratica consiste nel prolungare il tempo dedicato ai preliminari e al piacere erotico.

Un esercizio di Slow Sex potrebbe essere quello di accarezzarsi nudi reciprocamente in maniera lenta e prolungata per riscoprire le zone erogene proprie e del partner, ovvero le parti del corpo che se sollecitate sono in grado di eccitarci e di darci piacere.

Quando pensiamo al godimento sessuale in genere tendiamo a legarlo alla genitalità, in realtà il nostro corpo è uno strumento fantastico e altamente ricettivo da un punto di vista erotico per riscoprire vibrazioni legate al piacere attraverso la sollecitazione di parti non genitali.

Slow sex = Connessione profonda

Abbracciarsi nudi, accarrezzarsi, masturbarsi reciprocamente, baciarsi in maniera profonda (non solo sulla bocca!) sono tutte pratiche di Slow Sex che andando avanti nella relazione tendiamo a tralasciare o sottovalutare.

Come ripeto spesso ai miei pazienti: “Il sesso non è mai solo sesso”, la sessualità in coppia può veicolare infatti significati diversi e lo Slow Sex permette di riscoprire la sintonia e la connessione con il partner rinsaldando il legame.

La sessualità può assumere tante forme differenti e la bellezza del sesso risiede soprattutto nelle sue infinite possibilità di sperimentazione.

Il sesso dunque non è solo da intendersi come genitalità e coito ma può essere percepito anche come un incontro più profondo di piacere erotico dove riscoprire il partner, se stessi e la relazione di coppia.

Percepisci la tua relazione stanca e annoiata da un punto di vista sessuale? Un percorso sessuologico di coppia potrebbe essere una valida opportunità per riscoprire o costruire con il partner un’intimità fisica appagante.

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EROTIC BLUEPRINT, conosci la tua matrice erotica?

Quanto ti conosci davvero a livello sessuale?

Ognuno di noi, se interrogato sul tema, riesce probabilmente a individuare a grandi linee le proprie preferenze sessuali compresa la classica posizione preferita nel fare l’amore, ma quanto abbiamo realmente consapevolezza delle nostre caratteristiche in termini di funzionamento sessuale ed erotismo?

La sessuologa americana Jaiya ha messo a punto una teoria secondo la quale le persone avrebbero un linguaggio preferenziale in termini sessuali, che corrisponde a quella che viene chiamato Erotic Blueprint, ovvero Matrice Erotica.

La Matrice Erotica si riferisce a un pattern specifico in termini di pratiche preferite, stimolazioni, fantasie e gusti sessuali.

E’ una sorta di impronta preferenziale che determina il modo soggettivo di funzionare nell’intimità.

Secondo Jayla vi sono 5 Matrici Erotiche che possono anche essere rilevate attraverso un Test specifico da lei ideato in grado di individuare la matrice preferenziale sessuale della persona.

Quali sono gli Erotic Blueprints?

  • Energetic: una modalità psicologica di approcciarsi al sesso. In genere le persone che appartengono a questa categoria sono in grado di eccitarsi attraverso le fantasie e dal pensiero di fare sesso piuttosto che dall’atto; amano giocare con la sessualità e sono sensibili all’aspetto energetico legato al sesso. Immaginario sessuale, sexting e, soprattutto, l’attesa di fare l’amore sono gli stimoli che predilige chi ha questo profilo sessuale.

  • Sensual: correlato alla stimolazione sensoriale. Il sesso viene percepito come un’esperienza che vede la sollecitazione dei 5 sensi: stimolazione tattile, ma anche udito, gusto, olfatto e, ovviamente, vista. Le persone che hanno questo profilo amano rapporti lenti ed esplorativi che consentono un’esperienza profonda dell’incontro sessuale. Chi ha questa matrice erotica è attirato da Preliminari lunghi, Slow Sex e da tutto ciò che crea atmosfera, come profumi, candele e attenzione per il dettaglio.

  • Sexual: ami il sesso tradizionale? questa matrice caratterizza tutti coloro che concepiscono la sessualità in termini di genitalità, coito e orgasmo. Pratiche sessuali ma anche pornografia e sesso classico in tutte le sue forme sono gli stimoli preferiti di chi ha un Sexual Blueprint.

  • Kinky: la parola d’ordine qui è sperimentazione. Chi ha questa matrice considera il sesso nella sua accezione più borderline, prediligendo pratiche BDSM, giochi di ruolo, dinamiche di dominazione/sottomissione e tutto quello che può riguardare un’esplorazione più estrema dell’erotismo e della sessualità agita.

  • Shapeshifter: la categoria versatile. Le persone che vi rientrano sono sensibili a tutti i Blueprints sopracitati e tendono a coinvolgerei o ad adattarsi ad ogni tipo di situazione e dinamica sessuale. Può essere considerata una sorta di categoria Jolly; richiede infatti una disponibilità nel mettersi in gioco e di esplorare la sessualità a 360 gradi in assenza di una preferenza specifica.

Hai riconosciuto il tuo Erotic Blueprint?

Conoscersi sotto il profilo erotico non solo permette di ampliare la consapevolezza individuale a livello sessuale ma anche di incrementare la sintonia nell’intimità di coppia.

Individuare e conoscere la propria Matrice Erotica e quella del partner promuove infatti la complicità sotto le lenzuola poiché permette, attraverso una maggior conoscenza sessuale di Sè e dell’Altro, di esplorare la sessualità di coppia in maniera più approfondita e completa incrementando la soddisfazione sessuale reciproca.

Se desideri aumentare la tua consapevolezza e autostima sessuale e/o migliorare la tua vita sessuale di coppia un percorso psicosessuologico potrebbe essere la scelta preferibile.

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CONFINI PSICOLOGICI, cosa sono e perché dovresti stabilirli

Il concetto di Confine di Sé in psicologia si riferisce al perimetro all’interno del quale ci definiamo come Persone in termini di caratterizzazione psichica e determina il modo in cui ci relazioniamo con gli altri.

Il ruolo di confini

Il nostro confine rappresenta la linea che ci separa dal resto dal mondo, ed è proprio attraverso di essa che riusciamo a riconoscere chi siamo, quali sono i nostri valori, pensieri e sentimenti.

I confini ci permettono di preservare noi stessi e, se funzionali, di non farci influenzare o invadere dall’Altro quando non lo desideriamo.

I confini agiscono anche da barriera nei casi in cui percepiamo la relazione con l’Altro come soverchiante e ci tutelano dal cadere in ricatti affettivi o abusi psicologici.

La nascita dei confini, confini di aria o di pietra?

La capacità di stabilire confini funzionali si apprende all’interno del contesto famigliare attraverso le interazioni con le figure di accudimento.

Genitori particolarmente invischianti hanno la tendenza a non rispettare il confine naturale del figlio, interferendo in maniera eccessiva nelle sue scelte e ostacolandone l’individuazione.

Questo tipo di atteggiamento impedisce infatti al bambino di strutturare un senso del Sé solido e da adulto tenderà a trascurare i propri confini cedendo a sensi di colpa, ricatti emotivi e anteponendo, in qualsiasi circostanza, i bisogni degli altri ai propri.

Questi confini labili di aria non gli consentiranno nemmeno di comprendere a fondo chi è in quanto Persona e lo renderanno miope rispetto alle proprie necessità e valori.

Allo stesso modo anche famiglie che vedono la presenza di genitori assenti, distaccati o addirittura maltrattanti ostacolano nel figlio la costruzione di confini sani.

Il bambino infatti imparerà precocemente che può contare solo su se stesso, maturando progressivamente sfiducia nei confronti dell’Altro che diviene una minaccia da cui prendere le distanze. I confini s’innalzeranno a muretti di pietra inaccessibili.

Confini funzionali

Sia i confini inesistenti che invalicabili compromettono il nostro benessere psichico.

I confini possono essere considerati sani quando la Persona ritrova un riferimento in se stessa e utilizza come bussola i propri pensieri, emozioni e valori ma, al contempo, non sente la necessità di difendersi a tutti costi dall’Altro in maniera indiscriminata.

E’ in grado di comprendere chi far entrare nel proprio spazio personale e in che misura tutelando in primis il proprio benessere psicologico.

Come sono i tuoi confini? Funzionali, labili o eccessivamente rigidi?

Se percepisci una difficoltà nello stabilire confini sani un percorso di Psicoterapia potrebbe essere la scelta preferibile per aiutarti a trovare maggior equilibrio con te stesso e con gli altri.

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25/11, “Ti meriti un amore”

Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.

Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle.

Ti meriti un amore che voglia ballare con te,
che trovi il paradiso ogni volta che guarda nei tuoi occhi
e non si stanchi mai di leggere le tue espressioni.

Ti meriti un amore che ti ascolti quando canti,
che ti appoggi quando fai il ridicolo,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.

Ti meriti un amore che ti spazzi via le bugie,
che ti porti l’illusione,
il caffè
e la poesia.

Frida Kahlo

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PAURA DELL’INTIMITÀ e salute sessuale, quale relazione?

Entrare in intimità con l’Altro significa sentirsi sufficientemente al sicuro nella relazione tanto da scoprirsi e manifestarsi in maniera autentica.

L’intimità implica un incontro su piani di profondità dove nel manifestarsi esattamente per ciò che siamo consegnamo a un altra persona anche le nostre parti fragili e gli aspetti di noi che rifiutiamo, di cui ci vergogniamo o addirittura temiamo.

Perché si ha paura dell’intimità?

L’intimità a livello relazionale necessita di messa e in gioco e coraggio poiché prevede inevitabilmente una componente di rischio.

Entrare in intimità per alcune persone rappresenta infatti un vero e proprio ostacolo giustificato da timori di diversa natura: la paura di non essere accettati, di essere derisi, di mostrare i propri punti deboli ed essere perciò suscettibili di manipolazione sino al timore di essere scartati e quindi abbandonati.

La paura dell’intimità può avere radici antiche da rintracciarsi nella storia di attaccamento della persona, ma può anche strutturarsi in maniera generalizzata a partire da delusioni o traumi relazionali nel corso dello sviluppo o, ancora, innescarsi in un secondo momento nella dinamica di coppia con un partner specifico.

Paura dell’intimità e disfunzioni sessuali

Spesso Intimità viene utilizzata nel linguaggio comune come sinonimo di Sessualità, erroneamente.

La sessualità può essere infatti vissuta escludendo la dimensione dell’intimità emotiva con il partner, si pensi ad esempio ai rapporti sessuali occasionali, e, di converso, l’intimità può esistere anche in assenza di un’attività sessuale.

Ciò che è certa è la correlazione tra la paura dell’intimità e problematiche sul piano del funzionamento sessuale.

Nei casi di Disfunzione Erettile su base psicogena, raggiungere e mantenere l’erezione diviene spaventante per la persona che teme l’intimità poichè simbolicamente la penetrazione prevede l’accesso al mondo dell’altro e implica una vicinanza significativa quasi fusionale con la partner; anche nei casi di Eiacuazione Ritardata grave la difficoltà a eiaculare all’interno della vagina può sottendere paure connesse al concepimento e quindi timori di responsabilità legati alla creazione di legami significativi.

Nell’ambito delle disfunzioni sessuali femminili nei quadri clinici di Vaginismo, la donna svela più o meno inconsciamente un rifiuto dell’intimità laddove la penetrazione impedita a livello fisico può essere letta come indisponibilità nell’accogliere il partner negandogli l’accesso al suo mondo emotivo interno.

La paura dell’intimità è stata individuata come possibile resistenza anche nella condizione di Disturbo da Desiderio Ipoattivo, nei quali il basso drive sessuale può nascondere una profonda paura connessa all’entrare in relazione.

Ecco dunque che il sintomo sessuale diviene simbolicamente una presa di distanza emotiva e relazionale di incontrare l’Altro a un livello più profondo.

La Psicoterapia

In una visione biopsicosociale del sintomo sessuologico che legge la condizione clinica prendendo in considerazione fattori organici, psicologici e relazionali, la paura dell’intimità può rappresentare una causa psicogena che va indagata nel contesto della valutazione clinica in fase di diagnosi.

Il percorso di Psicoterapia in questi casi è mirato a facilitare il paziente a comprendere le cause di tale paura con la finalità di aiutarlo a sviluppare strumenti efficaci per gestirla e scioglierla.

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DIPENDENZA AFFETTIVA: Sé “INdegno d’Amore” e aspetti relazionali

La dipendenza affettiva è una condizione patologica in cui la persona vive il rapporto di coppia come indispensabile ai fini del proprio benessere emotivo. E’ talmente angosciata dalla minaccia della separazione che arriva a mortificare i propri bisogni a favore di quelli dell’Altro.

Il dipendente affettivo regola la sua emotività in base all’atteggiamento del partner, e necessita di continue conferme e rassicurazioni sul legame sperimentando costante ansia abbondonica e malessere psicologico.

La dipendenza affettiva può riguardare anche relazioni diverse da quelle di coppia, e può manifestarsi, ad esempio, nei confronti di un genitore o all’interno di rapporti amicali.

ORIGINE DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA

La dipendenza affettiva sembra strutturarsi a partire dal contesto di vita primario nella relazione con le figure di accudimento.

A causa di un Attaccamento Insicuro il bambino cresce sviluppando la percezione di valere poco e di non essere genuinamente meritevole dell’amore dell’altro.

Comprende precocemente che per meritare amore deve offrire in cambio qualcosa, e tale credenza gli impedisce di sviluppare in maniera autonoma una sicurezza interna e un senso del Sé solido.

Le famiglie di origine del dipendente affettivo sono spesso contesti a loro volta strutturati sulla dipendenza che vedono la presenza di madri iperprotettive e invischianti, oppure, al contrario, dinamiche affettive respingenti e poco validanti sul piano dell’autostima del bambino.

DIPENDENZA AFFETTIVA E STRUTTURA DI PERSONALITA’ DIPENDENTE (DDP)

Sebbene vi siano delle somiglianze con il Disturbo Dipendente di Personalità (DDP) non necessariamente la persona con dipendenza affettiva presenta anche il DDP.

Una tendenza alla dipendenza affettiva la si trova anche nel Disturbo Narcisistico di Personalità, quando la persona sviluppa una vera e propria Addiction dal rifornimento narcisistico fornitole dal partner, oppure nel Disturbo Borderline di Personalità, caratterizzato da impulsività, instabilità nelle relazioni e una marcata angoscia di essere abbandonati.

La dipendenza affettiva può manifestarsi anche in assenza di un disturbo della personalità in correlazione a disturbi del tono dell’umore o ad altri quadri clinici.

DIPENDENZA AFFETTIVA E RELAZIONE DI COPPIA

Il partner dipendente affettivo in coppia presenta una profonda insicurezza e ansia legata all’allontanamento simbolico o reale del partner.

A causa dell’autoconvinzione di non essere degno dell’amore dell’Altro intercetterà e si legherà principalmente a partner anaffettivi e distanti. Sono comuni le relazioni collusive tra dipendente affettivo e partner narcisista.

All’inizio della relazione il dipendente affettivo dedicherà alla relazione anima e corpo vivendo in proiezione del partner e basando il rapporto esclusivamente sulla soddisfazione dei bisogni del compagno. Questa modalità viene messa in atto con l’attesa implicita di essere ricambiato con altrettanto amore e gratitudine.

Tuttavia, raramente il partner corrisponderà alle aspettative del dipendente che, non riconosciuto nei suoi sforzi, dapprima si ribellerà per poi, condizionato dal senso di colpa, tornare sui suoi passi evitando disperatamente la rottura del legame e divenendo progressivamente sempre più fragile e dipendente dal rapporto.

PSICOTERAPIA

Il percorso di Psicoterapia con la persona che manifesta i sintomi della Dipendenza affettiva è volto a facilitare il paziente a sviluppare la consapevolezza rispetto al suo funzionamento e alle sue caratteristiche patologiche in ambito relazionale.

In seconda battuta viene supportato nello sviluppo della capacità di stabilire confini sani, e nel riconoscimento e legittimazione dei propri bisogni attraverso modalità relazionali assertive più funzionali.

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PARTNER NARCISISTA, falso sé e aspetti relazionali

Nel linguaggio comune il narcisista è una persona vanitosa e fortemente egoriferita, e il nome fa riferimento al mito greco di Narciso, un giocare ragazzo che, vittima della sua stessa vanità, muore tragicamente cadendo nel lago in cui si specchiava.

Il narcisismo è un tratto della personalità non patologico: ogni persona manifesta dei bisogni narcisistici che sono legati al bisogno innato di autoconservazione. Si parla infatti di narcisismo sano riferendosi alla capacità dell’individuo di riconoscere il proprio valore e riuscire a darsi credito rispetto alle proprie qualità e caratteristiche.

Il narcisista sano è una persona caratterizzata da un’autostima integra e un senso del Sè solido.

Disturbo narcisistico di personalita’- dnp

Si parla invece di narcisismo patologico, quindi di Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP), quando il tratto di personalità diviene pervasivo sino a compromettere il funzionamento della persona all’interno della sua sfera affettiva, sociale e lavorativa.

Il DNP sembra strutturarsi a partire da una ferita al Sé durante il processo evolutivo della persona, ferita provocata dall’esposizione del bambino a ripetute umiliazioni spesso da parte di figure di riferimento come i genitori.

Il bambino come controreazione alle umiliazioni ricevute sul piano identitario, struttura nel corso della crescita quello che viene chiamato Falso Sé o maschera narcisistica.

Il narcisista attraverso la maschera nasconde le sue parti vulnerabili sperimentando tutta la vita una profonda vergogna di essere smascherato e perciò nuovamente ferito.

La maschera che indossa il narcisista è costituita da un grandioso senso di sé unito al bisogno di eccessiva ammirazione, e dalla tendenza a strutturare relazioni sulla base del bisogno di rifornimento narcisistico per nutrire il suo Falso Sé.

La mancanza di empatia unita all’esigenza di potere e di controllo a livello relazionale sono gli aspetti tipici caratterizzanti una personalità di tipo narcisistico.

Relazione di coppia, le tre fasi della relazione con un partner dnp

La relazione di coppia con un narcisista patologico è basata essenzialmente sulla componente della strumentalità.

Il partner viene percepito come fonte di approvvigionamento narcisistico, e il rapporto è strutturato su schemi di prevaricazione e controllo.

La letteratura clinica individua un copione tipico che vede tre fasi relazionali specifiche:

  • IDEALIZZAZIONE: La prima fase prevede sempre un’idealizzazione della vittima da parte del narcisista che indossando la maschera del partner ideale testa le sue abilità di conquista attraverso un vero e proprio bombardamento d’amore ai fini di legare il partner a sé e renderlo dipendente.
  • SVALUTAZIONE: Quando il narcisista percepisce di avere creato un rapporto di dipendenza ed è sicuro del legame, fa cadere la maschera e rivela la sua natura patologica attraverso la messa in atto di comportamenti scorretti spesso atti a svilire e umiliare il partner il quale, non riconoscendo più la persona perfetta dei primi tempi, inizia a ribellarsi cercando un confronto con il narcisista ma senza successo.

I litigi con un narcisista patologico non sono mai costruttivi proprio per l’assenza di empatia e la sua indisponibilità nel mettersi in discussione.

Questa è la fase in cui il narcisista ricorre al gaslighting, una forma di manipolazione attraverso la quale distorce le informazioni con l’intento di far dubitare il partner della sua stessa percezione.

Un’altra tecnica adottata dal narcisista è il trattamento del silenzio, una forma di ritiro passivo-aggressivo messa in atto per punire il partner e assumere il controllo della relazione.

  • SCARTO: L’interruzione della relazione da parte del narcisista è sempre agita in maniera crudele e inaspettata e viene messa in atto per annientare il partner somministrandogli abbandono. Queste modalità di scarto sono l’ennesimo tentativo di creare dipendenza attraverso un’uscita di scena spietata e perciò traumatica per il partner abusato.

La Psicoterapia

Essendo il DNP egosintonico (è assente la consapevolezza della persona rispetto al suo disturbo), è raro che il narcisista richieda spontaneamente un aiuto clinico professionale; di solito accede alla terapia quando si accorge che la condizione è divenuta insostenibile a causa di effetti negativi concreti del disturbo in una delle sue sfere di vita.

Le vittime del narcisista, ovvero i partner, sono quelle che pagano il prezzo più alto in termini psichici sviluppando una vera e propria ferita traumatica relazionale, caratterizzata da vissuti di confusione, disistima, ipervigilanza sino ad arrivare a quadri clinici di ansia e depressione.

Un percorso di Psicoterapia è indicato in tutti i casi di trauma da abuso relazionale e di Disturbi della Personalità.

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Bibliografia

Di Maggio G., Semerari A. (2006) “I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazione, cicli interpersonali. Editori Laterza.

Love C.V. (2019) “Basta narcisisti”. Edizioni Centro Studi Erickson.

AMARSI UN PO’, 3 suggerimenti per imparare ad amare se stessi

AMARE SE STESSI, perché è necessario?

Prova a pensare al tuo dialogo interiore, a quella vocina che ti accompagna tutto il giorno e commenta costantemente ciò che fai. Con buona probabilità ti accorgerai che spesso hai la tendenza a criticarti e ad essere severo nei tuoi confronti.

Il rapporto con noi stessi è l’unico rapporto certo che ci accompagna per tutto il corso della vita, e il grado in cui riusciamo ad amarci condiziona inevitabilmente anche il nostro aspetto relazionale e il raggiungimento di traguardi per soddisfare bisogni personali.

AMARE SE STESSI E’ UN PROCESSO IN CONTINUA EVOLUZIONE

Un rapporto sano e armonico con se stessi non deve essere inteso come un obiettivo statico bensì come un processo dinamico e plastico che segue i cambiamenti che caratterizzano il mutare delle situazioni e di noi in quanto individui in continua trasformazione psichica.

Si può imparare ad amarsi attraverso un allenamento quotidiano fatto di 3 piccoli accorgimenti: gestione dei pensieri disfunzionali su se stessi, capacità di perdonarsi gli errori e prestando attenzioni e cure al proprio bambino interiore ferito.

  • EVITA IL PENSIERO POLARIZZATO del “TUTTO NERO”

Spesso ci critichiamo quando riconosciamo qualcosa di dissonante in noi che non ci piace e che alimenta sentimenti di autosqualifica portandoci a trarre conclusioni categoriche e negative rispetto al nostro valore nella totalità.

Accogliere e soprattutto accettare anche i nostri difetti e aspetti di noi che non ci piacciono è necessario in un processo di integrazione dove il nostro nero, ovvero la parte disfunzionale che fatichiamo ad accettare, non necessariamente ci rende persone negative nella totalità e non annulla il bianco che c’è in noi.

  • PERDONATI PER I TUOI INCIAMPI

Scendere a patti con il proprio passato, anche rispetto a eventuali scelte che si sono rivelate fallimentari, significa relazionarsi con i propri errori analizzando i propri inciampi cambiando prospettiva.

Giudicarsi nel “qui ed ora” per ciò che è accaduto “là e allora” è inutile e ingiusto nei confronti di noi stessi, dal momento che oggi siamo persone diverse da quelle che eravamo nel passato in termini di percezioni, esperienze e bisogni.

Perdonarsi significa fare pace con la propria storia e accettarne le imperfezioni. 

  • PRENDITI CURA DEL TUO BAMBINO FERITO

Dentro ognuno di noi abita un bambino ferito, la parte vulnerabile che risente delle nostre ferite passate e che necessita di essere riconosciuta, attenzionata e ascoltata.

Amarsi è un processo complesso ma necessario per raggiungere il benessere psicologico e che richiede consapevolezza e padronanza di Sé. 

Un percorso di Psicoterapia può aiutare in tutti quei casi in cui avvertiamo una conflittualità con noi stessi e riconosciamo, nostro malgrado, di non amarci abbastanza.

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